Paolo e Francesca convivevano da ormai sette anni in un vecchio bilocale, dove la manutenzione era quasi all’ordine del giorno, anche se la vista, dal minuscolo terrazzino, era molto romantica: si riuscivano a scorgere i vecchi tetti delle case di ringhiera, dove qualche gatto, ancora, andava a rifugiarsi, e si poteva ammirare l’antico lavatoio che dava sul Naviglio, proprio quello raffigurato nelle classiche cartoline di Milano!
Si erano conosciuti in una fredda giornata d’inverno e dopo poco tempo erano andati ad abitare insieme.
Avevano scandalizzato le rispettive famiglie, ma a loro pareva che la convivenza li avrebbe risparmiati dall’abisso orrido e immenso dell’abitudine, tipica invece delle coppie sposate.
Certo, dopo sette anni stavano ancora insieme, ma non c’era nulla che li differenziasse da chi invece aveva pronunciato il si.
Anch’essi erano finiti nel tunnel dell’abitudine, fatto di serate passate davanti alla tv, di cene surgelate, di domeniche trascorse ad aggiustare qualcosa che puntualmente si rompeva, di sesso fugace e sempre più raro… e dire che i primi tempi le notti le passavano insonni ad amarsi, ripetutamente, selvaggiamente…
La sveglia puntata sulle otto, come ogni mattina, svegliava Paolo e Francesca.
Una colazione veloce fatta di caffè in polvere e poi ognuno al proprio lavoro:
Francesca nella biblioteca comunale a riordinare libri, Paolo nella softerhouse di cui era socio insieme ad un vecchio amico di infanzia.
Fu sul tram che la portava al lavoro che Francesca pensò a quanto fosse diventata ripetitiva la sua vita.
Aveva trentadue anni, ma negli ultimi tempi se ne sentiva addosso quaranta.
Chissà se anche Paolo si sentiva soffocare dalla routine.
Ma in fondo, tra i due, era sempre stato lui il più tranquillo, il più casalingo, il più abitudinario, perché quindi avrebbe dovuto sentirsi male?
Inoltre aveva dieci anni in più di lei, un lavoro stimolante e redditizio, la palestra e il lunedì sera dedicato al calcetto e alla sbornia con gli amici, poteva forse chiedere di più?
E se avesse avuto anche l’amante?
Chissà perché, si chiese Francesca, questo pensiero improvviso.
Si era sempre fidata di Paolo, anche perché era certa che lui l’amasse.
Che motivi aveva di sospettare un tradimento? Paolo era sempre affettuoso, premuroso, non si dimenticava mai delle date importanti, perché quindi avrebbe dovuto mentirle?
Per la crisi di mezza età, per esempio.
Un uomo superati gli anta ha bisogno di conferme, sapere di piacere ancora, di dare ancora il meglio di sé a letto.
O forse aveva solo bisogno di un sesso diverso da quello che ti può dare la tua compagna di sempre!
Dio, questi pensieri le fecero aumentare i battiti cardiaci e la sua mente cominciò ad annebbiarsi impedendole di ragionare con lucidità!
Ormai il sospetto di un tradimento di Paolo si era trasformato, inspiegabilmente, nella testa di Francesca in certezza.
Non aveva fondamento un’idea simile, ma la gelosia si era inevitabilmente impossessata di lei, tanto che rinunciò al suo pranzo per correre in ufficio da lui… era il solo momento in cui Paolo poteva incontrare un’amante!
Lo vide attraverso il vetro del suo bar preferito, mentre rideva di gusto insieme a Luca, il suo socio.
Le sembrò ancora più bello di come l’aveva visto la mattina stessa, con i capelli biondi ancora spettinati per la corsa in motorino, gli occhi azzurri che sanno scrutare anche l’anima e quel sorriso incorniciato dalle prime rughe che lui insisteva a dire fossero di espressione!
Si sentì una stupida… aveva permesso che la paura si prendesse gioco di lei.
Non c’era niente di sbagliato in Paolo, c’era solo la noia che prima o poi ti bussa alla porta.
Semplicemente bisognava cacciarla via, come si fa con un ospite non gradito!
Il suo turno in biblioteca finiva alle 4: 00 e ne approfittò per fare un salto al supermercato.
Quella sera Paolo avrebbe mangiato come Dio comanda!
Fu più complicato del previsto preparare la cena, perché Francesca aveva perso l’abitudine di cucinare ciò che non fosse già precotto o surgelato!
Paolo varcò la soglia di casa pensando di lavorare un po’ in attesa che Francesca gli chiedesse, come al solito,
“Vuoi il primo o il secondo? “, come se ci fosse stato qualcosa di buono da scegliere!
Quella sera, però, la sua dolce compagna lo stupì: nel salotto troneggiava quel fratino che si utilizzava solo in occasione di cene speciali (e ormai anche gli amici non erano più un’occasione speciale, visto che, invitati a cena, venivano serviti sul tavolo della cucina, “perché è più accogliente” sosteneva Francesca).
C’era il servizio di piatti che una zia di Paolo aveva regalato loro per dimenticare il fatto che non si erano sposati, le posate nuove in tinta con la tovaglia rossa, i bicchieri a calice e nel mezzo una ciotola di vetro piena d’acqua dove galleggiavano delle piccole candele.
Un’atmosfera decisamente romantica, pensò Paolo, inusuale per un tipo come Francesca.
Non era lei che rideva ogni volta che Silvia chiamava Luca “pasticcino”?
O che sbadigliava durante le scene melensi dei film?
Superata l’incredulità, Paolo gustò insieme a Francesca le calde bruschette al pomodoro fresco, olio e origano, il vino bianco, le tagliatelle al sugo di funghi porcini, l’arrosto con patate al forno, il tiramisù e il bicchierino di lemoncello che Luca e Silvia avevano portato da Amalfi lo scorso inverno.
Con la pancia piena e lo spirito soddisfatto, Paolo si sdraiò sul divano ed accese la tv, aspettando di dormire…
Certo, pensò Francesca, gli uomini vanno presi per la gola, ma non solo!
Se c’era una cosa che Paolo adorava era il sesso e aveva eletto Francesca a donna della sua vita, perché era l’unica che sapeva sostenere i suoi ritmi, i suoi desideri, i suoi gusti.
Quando si conobbero Francesca era nel pieno della sua tempesta ormonale!
Aveva scoperto le gioie del sesso un po’ tardi, rispetto alla media nazionale, ma il vero gusto del fare l’amore l’aveva appreso da Paolo, perché con lui il binomio sesso e amore era perfetto…
La prima volta che uscirono insieme da soli non immaginavano che avrebbero fatto l’amore quella stessa sera.
Faceva freddo e la nebbia cancellava tutto ciò che c’era intorno.
Fu in quel momento che venne loro l’idea di fermarsi in una cabina del telefono.
Nascosti dalla nebbia sarebbe stato tutto più facile…
Paolo le aprì piano il piumino e timorosamente le sollevò il maglione.
Scoprì per la prima volta il seno pieno e grande di Francesca, un seno sdegnoso che osava sfidare la forza di gravità.
Era bianco come il latte, con due capezzoli rosa che al primo tocco si indurirono e invogliarono Paolo a prenderli in bocca, a succhiarli con avidità, a tormentarli con la lingua, riuscendo a strappare a Francesca un lungo mugolio di piacere e un “ancora” detto sottovoce, ma con un tono così roco e sensuale da provocare un brivido di piacere in Paolo.
Francesca, in quello stesso istante, cominciò a strofinare il suo bacino contro quello di lui e sorrise sentendo che il pene era già duro…
Si sentiva attraente e questa sensazione faceva abbattere qualsiasi barriera inibitoria!
Audacemente sbottonò i jeans di Paolo e si piegò, raggiungendo l’altezza ideale per il suo progetto.
Sfilò i boxer fino alle ginocchia e cominciò a baciargli l’interno delle cosce, mozzando il respiro di Paolo che la guardava con un misto di incredulità, piacere ed attesa.
Le gambe di Paolo erano muscolose e forti, con una discreta peluria e il suo membro era di dimensioni
invoglianti… lungo, duro, scuro, avvolto alla base da una peluria bionda. Continuò ad esplorargli le cosce alternando il gioco delle labbra con quello più eccitante della lingua e più si avvicinava al pene, più Paolo ansimava.
Era piacevole tenerlo sospeso e Francesca diventò rossa quando le venne in mente un articolo che aveva letto da qualche parte e che sosteneva che erano le puttane a giocare al gioco che stava facendo!
Dio, come desiderava che in quel momento lui la chiamasse “la mia piccola puttana”!
In quell’istante fu invasa da una scossa di piacere e gli prese in bocca il pene succhiandolo e solleticandolo con la lingua.
Paolo dimenticò completamente di guardare al di là del vetro della cabina telefonica e piombò invece nel turbine della passione!
Che piacere immenso le dava quella piccola ragazzina… come sapeva succhiarglielo bene!
La mente era completamente annebbiata e si lasciò sfuggire un
“sei nata per fare i pompini, tesoro… non smettere… fammi impazzire”.
Ebbe paura di offenderla, di essere stato troppo crudo, ma si accorse quasi subito di averla, al contrario, eccitata di più.
Francesca, infatti, aveva cominciato a ingoiare, letteralmente, il suo membro, avanti, indietro, avanti, indietro… accompagnando i movimenti con dei mugolii di piacere… avanti, indietro, avanti, indietro… sembrava che da un momento all’altro volesse inghiottirgli anche i testicoli, e invece si fermò e la sua bocca si spostò più sotto, là dove i peli pubici si confondono con quelli del sedere!
Aveva trovato il posto desiderato e così cominciò a leccare la parte prima lentamente e poi con avidità.
Era un piacere unico, un tormento misto a desiderio…
Finalmente Paolo si mosse, le prese la testa e le impose tacitamente di riprendere in bocca il suo pene.
Francesca obbedì e questo atto di sottomissione lo eccitò ulteriormente.
Le disse che era fantastica, meravigliosa, unica…
“se lo prendi tutto mi fai impazzire… leccami ancora le palle… sei bravissima… ho voglia di scoparti, di sbatterti, di farti godere… “.
Francesca allora si rialzò e si sollevò la gonna scoprendo i collant autoreggenti e un paio di slip neri di pizzo, che lasciavano intravedere la sua peluria scura.
Paolo fu rapito dallo sguardo di Francesca… era uno sguardo pieno di desiderio… le labbra erano gonfie e sensuali, ancora umide di saliva; i capelli neri scompigliati, i seni turgidi… gli sembrava di non aver mai visto una creatura più bella in vita sua.
Francesca lo distrasse dai suoi pensieri e gli chiese se gli piaceva guardarla mentre si masturbava…
Paolo non avrebbe osato chiederle di più e le rispose di toccarsi fino a che non avesse raggiunto l’orgasmo.
Le sfilò gli slip e non resistette a passarle un dito tra quella folta peluria.
“Sei tutta bagnata”, le disse.
Francesca sorrise provocando in Paolo l’ennesimo brivido di piacere e iniziò ad accarezzarsi le piccole e grandi labbra, per poi tormentare il clitoride fino a farlo diventare duro…
Infilò poi il suo dito indice nella bocca di Paolo, che non smetteva di stimolarsi il pene, e umido di saliva lo infilò dentro la sua vagina, mugolando di piacere.
Sentì l’interno bagnato e caldo e immaginò di avere dentro un pene…
Continuò a toccarsi, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso… le sue dita entravano e uscivano in un ritmo sempre più frenetico e dalle sue labbra uscivano frasi oscene, che mai, a mente lucida, avrebbe pronunciato…
“Sono la tua piccola puttana ed ho tanta voglia di sentirti dentro…
Dimmi che mi vuoi scopare… che mi vuoi leccare…
Dimmi che mi avresti presa anche questa sera al ristorante… che avevi voglia di mettermi un dito qui dove adesso c’è il mio… che ti faccio impazzire di desiderio… “.
Paolo sentì una vampata dentro di sé e si chinò per leccarle quella parte che le stava procurando così tanto piacere. Insinuò la sua lingua nella cavità bagnata, per poi concentrarsi sul clitoride…
I mugolii di Francesca erano diventati dei veri urli…
Era bellissima, così oscena, mentre si leccava vogliosamente le dita per poi passarle sui capezzoli turgidi… era un piacere immenso tirare fuori questo suo lato impudico, che per gli altri rimaneva sconosciuto… solo lui avrebbe goduto di questa trasformazione!
Fu forse in quel momento che Paolo si rese conto di amare quella fanciulla piena di entusiasmo, di simpatia, di eleganza, di intelligenza, di sensualità…
Glielo disse sottovoce, convinto che lei non gli avrebbe creduto, ma Francesca lo stupì ancora dicendogli che anche lei lo amava per gli stessi motivi.
Paolo allora la baciò sulla bocca teneramente, per poi insinuare la sua lingua attraverso i denti di lei e finendo con esplorarle la cavità orale.
Le loro lingue si staccavano e si ricongiungevano con lo stesso ritmo dei loro corpi… e il respiro di uno si confondeva con quello dell’altro.
Paolo le sollevò le gambe aperte facendola sbattere contro il vetro della cabina e lei si sistemò puntando i piedi sul vetro opposto.
“Sei scandalosa in questa posizione! ” le disse lui e con un colpo di bacino le fu dentro, strappandole un urlo di godimento.
“Vuoi che ti sbatta, vero? “.
Francesca riuscì solo a fare un cenno di assenso con il capo perché lui aveva già iniziato a penetrarla con forza.
Ad ogni colpo Francesca sentiva l’orgasmo avvicinarsi… i battiti cardiaci aumentavano e fremiti di piacere la inondavano con intervalli sempre più brevi.
Sentiva la voce di Paolo che le chiedeva di godere, di godere, di godere, di godere… la sua voce era rotta dal desiderio e l’affanno che preannunciava l’orgasmo si unì alle grida di lei, finché i loro respiri andarono all’unisono, sempre più corti, fino all’apice del piacere!
Lui le restò dentro per qualche minuto e quando riaprirono gli occhi si accorsero che i vetri della cabina erano fortunatamente appannati!
Non erano cambiati molto da allora.
Forse si erano un po’ dimenticati di come era bello stare insieme.
Paolo stava quasi dormendo quando si sentì toccare dentro i boxer… aprì gli occhi e vide il sorriso malizioso di Francesca.
La tirò a sé e l’amò come quella sera d’inverno…
Fecero l’amore più volte quella notte e Francesca capì che la noia si vince spezzando la routine.
“Paolo? ”
“Si? ”
“Stai dormendo? ”
“Non ancora… ”
“Sei stanco del nostro rapporto? ”
“No… ci sono giorni in cui ti amo di più ed altri in cui ti amo di meno. Ma non rinuncerei mai a te. ”
“Ma non hai paura della noia? ”
“No, perché so che tu la sai vincere anche per me! Con una cena, con una notte di sesso, con un viaggio inaspettato, con un’uscita tra amici che non vedevamo da tanto… ”
..
“Paolo? ”
“Mmm… ”
“Stai dormendo? ”
“Ci sto provando, ma se tu mi parli… ”
“Ti devo dire una cosa… ”
“Dilla. ”
” Ma mi ascolti? ”
“Si… ”
“Aspetto un bambino, me l’ha detto il mio ginecologo una settimana fa… sei felice? ”
“E chi la conosce la noia con te? ! ” FINE
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