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Novembre 1959

Improvvisamente erano iniziate le doglie, l’avevo portata subito in Ospedale perché aveva perso le acque, erano stati quasi due giorni terribili di travaglio, ma alla fine mio figlio era nato, anche se portava i segni evidenti del Forcipe, terrificante tenaglia per tirare i bambini quando nascono, pesava tre chili e trecento grammi fortunatamente sano anche se malridotto, la mia futura moglie era diventata quasi uno scheletro, minuta nel fisico, poco nutrimento, dovuto hai tempi che il mangiare tutti i giorni era veramente un sogno, e la penosa attesa costellata di dolori terrificanti, non riusciva a stare in piedi, ma era piena di latte, tanto da allattare un bimbo che la madre vicina di letto non aveva.

Era rimasta in Ospedale per oltre un mese, io tutti i giorni andavo a trovarla portandole sempre dei dolci, ogni giorno che andavo, vedevo una ragazza dai tratti dolcissimi e signorili, nella sua vestaglia azzurra che le fasciava l’acerbo corpo, faceva spicco la sua chioma nera come il carbone, erano dei capelli che le superavano le spalle, ma di un nero incredibilmente bello e lucido originale, la salutavo quando entravo trovandola nel corridoio, e altrettanto facevo quando uscivo dalla stanza della mia donna, nei giorni che vennero seppi da lei il suo nome, si chiamava Annamaria era di Roma e aveva 18 anni e io 19, ormai la visita alla mia donna comprendeva anche quella ad Annamaria, spesso vedevo la madre vicina a lei quando arrivavo, ma poi nell’avvicinarmi lei con un gesto la allontanava, le visite ormai alla mia futura moglie erano una scusa, io andavo proprio per Annamaria e dopo passavo da lei, un giorno che ero andato nella sua stanza non avendola vista nel corridoio, trovai la madre che aveva le lacrime agli occhi, mi disse che Annamaria era a fare non so quale terapia, ma che sarebbe ritornata nel giro di mezzora, poi mi parlò della figlia dicendomi che era la cosa più preziosa che aveva, non erano persone benestanti, abitavano in una Borgata di Roma che non era affatto considerata una buona zona, lei casalinga e il marito metteva il grasso nelle serrande dei negozi, vivevano di quello che lui riusciva a rimediare, e non era assolutamente un guadagno per campare.

I giorni continuavano a scorrere monotoni ma gioiosi, tutta la mia giornata era presa dal momento che sarei andato all’Ospedale, e potevo vedere lei che mi aspettava all’angolo della sua porta, poi come previsto la mia futura moglie veniva dimessa, era veramente uno scheletro quando la vidi bene in casa mia, solo il seno enorme che straripava latte da tutti i pori, mio figlio succhiava più latte del normale, ma lei doveva aspirarne molto e buttarlo, era veramente una fabbrica del prezioso liquido bianco, ma io trovavo sempre il tempo per andare da Annamaria, lei si illuminava in volto quando mi vedeva.

Un pomeriggio verso le 16, 30 come al solito mi ero recato da lei, c’era la madre sempre in lacrime che mi disse Annamaria è a fare la terapia, dopo circa mezz’ora eccola arrivare più pallida del solito, ma nel vedermi aveva ripreso vita, la portavo nel bar dell’Ospedale, e come sempre le facevo bere un cioccolato caldo, e dovevo insistere molto per farle mangiare un tramezzino, un giorno mi disse che non voleva che io spendessi così tanti soldi per farla mangiare, ma il pallore del suo volto mi dava la spinta a cercare di nutrirla il più possibile, un pomeriggio che come al solito lei non c’era per via della terapia, la mamma mi disse, la prego, cerchi di stare più vicino possibile a mia figlia, lo so che lei è impegnato con un’altra donna e ha un figlio, ma Annamaria ha pochi mesi di vita, e vorrei che li passasse al meglio per il tempo che le rimane, io da parte mia le do tutti i permessi che vuole, mia figlia è innamorata persa di lei, è un favore che le chiedo e un regalo che voglio fare a mia figlia.

Ho continuato a vedere Annamaria tutti i giorni, fino al giorno che l’hanno dimessa perché di più non si poteva fare, ed io con la mia Topolino giardinetta in legno andavo a trovarla tutti i giorni, un pomeriggio la mamma ci disse che andava a fare la spesa, ma aggiunse che ci avrebbe impiegato almeno due ore e prima di uscire mi fece l’occhiolino, quel pomeriggio io e Annamaria abbiamo fatto l’amore due volte, la sua dedizione nel concedersi a me fu totale e completa, nell’essere deflorata provò molto dolore, ma continuava a dirmi che era nulla in confronto a quello che sentiva nel concedersi completamente a me, il giorno dopo fu la stessa cosa, abbiamo fatto l’amore molto meglio del giorno prima, i dolori continuava ad averli ma si attenuavano mentre la possedevo, mi diceva in continuazione, che quando ero dentro di lei era solo piacere puro quello che provava, poi un pomeriggio mi disse, ho sentito dire da una mia amica, che all’uomo le piace anche il culetto della donna, se lo vuoi è tuo come lo sono io completamente, lo vuoi provare se ti va di farlo per me è solo felicità, ci siamo messi d’accordo per il giorno dopo, non conoscevo la Vasellina Borica, e lo abbiamo fatto mettendoci l’olio, la prima volta credo di averle fatto molto male, ma lei continuava solo a dirmi ti piace? dimmelo che ti piace, aveva un culetto che era una miniatura, bello ma magro come lo era lei, però riusciva a venire molte volte ad ogni rapporto, un pomeriggio mentre ci scambiavamo dei baci, mi chiese se mi piaceva metterlo nella sua bocca, per una sorta di pudore le dissi che non era il massimo della mia aspirazione, e lei di rimando mi rispose che non le piaceva neanche a lei, ma lo avrebbe fatto solo per darmi tutto il piacere che poteva, tutti i pomeriggi io ero da Annamaria a fare l’amore con lei, e la mamma ci lasciava soli apposta, continuava a dimagrire, c’erano dei giorni che la dovevo accompagnare in bagno per lavarsi, camminava a stento, anche se le dicevo che non mi andava di fare l’amore, mi rispondeva che era a lei che andava e che doveva farlo per scaricarsi la tensione che aveva.

Era finito Gennaio, faceva molto freddo in quella casa senza termosifoni, gli avevo acquistato una stufa a Gas e il calore la faceva stare meglio la notte, quando non ce la faceva ad alzarsi, voleva che la masturbassi mentre era nel suo letto, infine arrivo quel maledetto quindici Marzo, era dalla mattina che stava con gli occhi chiusi ma parlava continuamente, mi teneva la mano e mi chiedeva in continuazione se le volevo bene veramente, io l’amavo con tutto il mio cuore sinceramente, alle diciassette mi disse, cerca di non dimenticarmi mai perché io se posso ti starò sempre vicino, cinque minuti dopo la sua presa con la mia mano si rilasciò per sempre.

Vado tre quattro volte l’anno al Cimitero di Roma che si chiama Verano, anche se sono passati quarantasette anni, non riesco a dimenticare Annamaria, e ogni volta che sono davanti alla sua tomba non mi riesce di trattenere le lacrime, mi è rimasta veramente nel cuore.

Questa è una storia vera e completamente fedele a quello che è accaduto, l’unica cosa che ho omesso è il suo vero nome, quello è solo per me e la sua lapide.

Ciao amore mio dolcissimo e mai dimenticato, ti amo con tutto il cuore, per sempre Claudio. FINE

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