Per tutta la cena ci siamo guardati e parlati con desiderio profondo a fatica dissimulato, e anche se i nostri ospiti sono cari amici, simpatici e divertenti, con il trascorrere del tempo ci è chiaro che vogliamo, anzi dobbiamo , restare soli, per dare sfogo all’urgenza che sento nei miei fianchi ed intuisco nei suoi.
Finalmente, quasi a mezzanotte, l’ultimo commensale ci saluta sul pianerottolo e possiamo chiudere la porta di casa alle sue spalle.
Istantaneamente, ci cerchiamo ed inizia la danza.
Ci abbracciamo e ci baciamo contro la porta, la mia lingua penetra dura e calda nella sua bocca mentre lei la succhia con gemiti già preorgasmici.
Le mani frugano negli abiti e mentre la spingo contro il muro (o è lei che mi tira ? ) le apro la camicetta e sganciandole il reggiseno balzano fuori le sue grandi mammelle, morbide, bianche, ben sostenute anche se mature, con i larghi e puntuti capezzoli, eretti e ruvidi, duri per il piacere.
Inizio a succhiarli con dolcezza e forza, mi riempio la bocca, li lecco, li aspiro, li succhio forte, e la sua mano mi schiaccia il viso contro l’enorme mammella gonfia e profumata.
Ne aspiro in bocca più che posso , poi passo velocemente all’altro capezzolo e così alternandoli li divoro, mentre lei ansima di piacere, e mi spoglia, via la camicia, giù pantaloni e boxer, e poi la sua stretta feroce sul cazzo teso, ed un solo sussurro rauco
“dammelo”.
Non c’è tempo per i nostri deliziosi giochi di bocca, c’è urgenza di penetrazione e le sollevo la gonna, veloce si sfila mutande e collant e poi mentre si inarca in avanti, con un unico fluido movimento la penetro spingendola contro il muro.
Non c’è quasi sensazione di costrizione, scivolo dentro risucchiato e senza sforzo, ha una bella fica, carnosa e piena, soda ma molto accogliente, con lei il concetto di stretto è bandito, almeno lì.
E poi come al solito è bagnatissima, è una cosa che mi colpisce ogni volta, i suoi succhi abbondantissimi, che a volte mi gocciolano sulle mani già nei preliminari, ed anche ora sento scorrere sulle palle e sulle cosce, ed in un attimo ho i peli inzuppati mentre la monto in piedi tra le sue gambe aperte, schiacciandola contro il muro dell’ingresso.
Non c’è più tempo per toccarci o succhiarci, e continuo a pompare, schiacciando il pube contro il suo, con colpi sempre più forti, sollevandola quasi ad ogni penetrazione nel tentativo di trovare sollievo al mio desiderio, ma lei è ormai fradicia, molle, la sua fica è senza fondo nè pareti ed accelero il ritmo dei colpi nel tentativo di raggiungere un orgasmo che sento sempre più lontano dal mio cazzo ormai tesissimo ma senza stimoli fisici, perso in questo lago bollente.
Ho abbandonato le sue mammelle, non ci baciamo neanche più, ansimiamo , le bocche pressate a rubarci i respiri e lei con i soliti e familiari gemiti e squittii gode stringendomi forte e graffiandomi le spalle a sangue.
Si abbandona tutta su di me, sfatta dal lunghissimo e selvaggio orgasmo, sognato per tutta la sera e consumato in pochissimi minuti di feroce sveltina, in piedi contro il muro ed in questa posizione di abbandono , le sue gambe molli non la sorreggono, il suo bacino sfugge, mi ritrovo con lei in ginocchio ed il mio cazzo teso all’aria, lucido dei suoi succhi e ferocemente insoddisfatto.
è in posizione perfetta per un pompino, in ginocchio sul tappeto davanti a me, ma ho voglia di penetrare e poi il pompino non è il suo forte, lo fa con diligenza ed applicazione ma la passione non c’è e quando manca quella, tutte le bocche sono uguali .
La sollevo e la aiuto ad appoggiarsi al tavolo, prona, e così la penetro da dietro, in piedi , mi piace da morire, ma questa volta lei è davvero slabbrata, la violenza della monta precedente l’ha resa inconsistente e neanche l’orgasmo ha ridato tono alla sua fica spampanata, che gocciola dalle labbra sfatte succhi filanti e potrebbe ormai accogliere tutta la mia mano.
Non ho dubbi o esitazioni, voglio godere, e sfilandomi dal suo corpo le apro le natiche scoprendo il suo buchetto, una rosetta color ocra nel biancore del suo culo soffice, grinzosa di piegoline e ripiena dei succhi colati dalla fica.
Lo tento, lo palpo con un dito intriso di succo e lo sento pulsare, bagnatissimo e vibrante.
Appoggio la punta del mio cazzo e inizio dolcemente a penetrarle il culo, sono durissimo, potrei agevolmente forzare il culetto di una vergine, il suo è una strada aperta e conosciuta, e pure ha il solito fremito di resistenza, si contrae, arretra e poi lo sento aprirsi come una ventosa, ed avvolgere la punta del mio cazzo con una presa ferma e morbida, la familiare e sempre esaltante sensazione di un culo che ti accoglie.
Spingo ancora, ecco lo sfintere che mi strozza il glande e poi come un onda che cede, di schianto sono dentro, l’anello del suo buchetto mi stringe il cazzo in mezzo poi sempre più giù, man mano che mi inoltro e infine alla base, quando arresto le mie spinte contro l’ingresso, e sono tutto dentro, con le palle a stringersi sulla sua fica.
Lei ansima, trafitta, trattiene il fiato, ha qualche spasmo allo sfintere, poi come sempre si rilassa e si abbandona e comincio a montarla, dentro e fuori, estraendo il mio cazzo fino quasi alla punta e spingendolo fino in fondo, sbattendo con il pube contro il suo culo ormai apertissimo ad accogliermi.
Quando le ultime resistenze sono vinte comincio a estrarlo completamente e rimetterlo dentro in fretta sempre più in fretta e sono cento penetrazioni nuove, e poi in fondo solo in fondo a spinte forti, mentre lei si accarezza il clitoride e la fica e grida
“dai , si , sfondami, lo sento in testa, vienimi nel cervello” e poi forte la stretta del suo culo nelle pulsazioni ritmiche del suo orgasmo che scatena il mio , a fiotti lunghi, carnosi, che sento scorrere dentro l’asta ed erompere nelle sue profondità.
Dopo qualche tempo, estraggo il mio cazzo che inizia ad ammorbidirsi e mi lascio cadere sul pavimento, seduto per terra dietro di lei, accasciata sul tavolo che respira forte, persa in chissà quale mondo.
La sua mano è ancora sulla sua fica, il suo culo, oscenamente aperto, mi offre la vista del suo sfintere, rosso e gonfio di pressione, spinte e piacere, che pulsa ancora, di tanto in tanto e alterna contrazioni a dilatazioni, offrendo lo spettacolo delle mucose più interne, ancora più paonazze, e di un filo di sperma schiumoso che si fa strada e si congiunge in basso al mare dei suoi succhi.
Quella vista mi eccita, il mio cazzo pulsa e ritrova baldanza, sto pensando di penetrarla ancora, lì sul tavolo o per terra, nel culo, con forza, fino al mattino, potrei resistere per ore ormai, ma lei apre gli occhi e dopo uno sguardo molle, vacuo, leggermente bovino, al mio rinnovato desiderio mi sorride dolcemente e mi dice
“non ce la faccio più”.
Con un’altra non avrei desistito, ma la amo e mi fa una tenerezza infinita, so che ha davvero finito le energie e non vorrei scoparla come un pezzo di carne amorfa.
Le bacio il cavo del ginocchio e alzandomi le dico
“vieni, ti riaccompagno a casa”. FINE
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