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Belli capelli

(Cronaca di un episodio realmente accaduto, l’ho intitolato belli capelli in omaggio alla canzone di De Gregori, a cui sono molto affezionato).
Camminavamo nella sabbia, sotto il sole caldo di settembre, verso l’estremità della spiaggia, dove l’acqua era più verde e le dune, ricoperte di ginepri e mirti arrivavano quasi al mare.
Quell’angolo di verde, una oasi nel biancore della sabbia calda del primo pomeriggio ci aveva colpiti e attirati al primo sguardo.
Tina era avanti a me di qualche passo e mi godevo, la vista del suo passo cadenzato che faceva ondeggiare il suo sedere, grande, decisamente grande, a mala pena contenuto nel costume verde smeraldo.
Era tutta grande Tina, grandi fianchi, cosce piene, culo tondo e sporgente, grandi tette (una bella quinta, soda, tonda, pendente in basso ma con conicità) con capezzoli enormi, da soli mi riempivano la bocca, scurissimi e appuntiti, che segnavano sempre i suoi golf e le sue magliette, ed anche ora sembravano voler traforare il reggiseno del bikini portato con disinvoltura, nonostante il fisico non proprio esile.
Certo i suoi 22 anni la aiutavano, nella sua abbondanza era armoniosa, solida, ancora senza nessun tremolio delle carni, che la stazza poteva far presagire. Non era insomma grassa o , terrore delle ragazze, cellulitica, era solo “tanta”, alta 175 cm, più di me, con gli occhi verdi ed una massa foltissima di capelli neri , lunghi fino al seno e ricci in stile afro.
Era entrata nella nostra compagnia così per caso e per qualche mese nessuno l’aveva notata, e così in primavera avevo preso l’abitudine di riaccompagnarla a casa alla sera e in una di queste sere, tra un bicchiere di troppo, la luna piena e il profumo dei tigli avevamo consumato un appassionato intermezzo erotico nella mia macchina ed avevo scoperto che sotto gli abiti in cui si infagottava c’era un corpo da favola, se amate il genere giunonico.
E che temperamento!
Nella viuzza di campagna sotto casa dei suoi, parcheggiati appena dietro ad una siepe aveva goduto con lunghe urla di piacere, soffocate dalle mani serrate sulla bocca, alla fine di una leccata estenuante quanto scomoda.
Poi si era letteralmente gettata sul mio cazzo, e lo aveva divorato con una passione ed un gusto che raramente avevo incontrato.
Alla fine le ero venuto in gola con una sensazione selvaggia di penetrazione e con la gioia fisica e liberatoria di schizzarle tutto dentro, mentre lei aspirava con forza, fino a farmi dolere i testicoli.
Da allora ci vedevamo qualche volta a casa mia per fare l’amore, oppure lì dietro la siepe quando non c’era tempo e ci accontentavamo di un veloce rapporto orale, ma pur non essendo veramente innamorati, ci mancava la libertà e l’assiduità che il nostro temperamento avrebbe desiderato.
Era per questo che avevamo pensato a questa vacanza al mare insieme, a casa mia, soli ed un po’ isolati dal mondo.
Dal nostro arrivo ci eravamo in parte saziati dei nostri corpi, anche se nuove voglie serpeggiavano, sembrava una reazione a catena con tabù e frontiere che cadevano una dopo l’altra, favorite dalla mia esperienza e dalla sua candida, naturale spregiudicatezza.
Mentre inseguivo il filo dei ricordi e dei pensieri, ipnotizzato dal dondolio dei suoi fianchi, arrivammo all’angolo di spiaggia che avevamo scelto e ci stendemmo al sole.
Si addormentò quasi subito e dopo un po’ la imitai, cullato dal vento e dal rumore ritmico delle onde.
Al mio risveglio la trovai al mio fianco, che si spazzolava i capelli, una nuvola nera ed esuberante, che l’avvolgeva e da cui faceva capolino il seno nudo, che orgogliosamente mostrava quando in spiaggia non c’erano troppi curiosi.
Aveva spalmato le sue tette di olio solare protettivo e luccicavano al sole, ricordandomi istantaneamente il loro luccicare notturno, quando ben lubrificate dalla sua saliva e dalle sue e mie secrezioni, ospitavano nel solco in mezzo a loro il mio cazzo che stretto tra le due montagne completava le sue spinte invadendole la bocca spalancata e famelica.
A volte finivamo così, dopo essere stata penetrata in diversi modi e posizioni, ed avere goduto più volte, le piaceva accogliere il mio cazzo ormai sull’orlo dell’orgasmo nel solco del seno e farsi chiavare le tette, succhiando la cappella quando arrivava a tiro, e così venivo bagnandole bocca, viso, collo e seno con spruzzi che lei inseguiva con la bocca e spalmava sulla pelle.
Mi ero eccitato, e pensavo di fare un bagno calmante, ma lei mi disse
“stiamo ancora qui, mi fai appoggiare a te ? ” e si sistemò tra le mie gambe aperte, sdraiata sulla sabbia dandomi le spalle, mentre io appoggiavo la schiena ad uno scoglio levigato dalle onde.
Le sue spalle erano contro le mie cosce e il mio cazzo eretto le spingeva contro la nuca, che lei di quando in quando strofinava su di lui emettendo qualche risatina eccitata.
La sua chioma foltissima mi copriva i fianchi la pancia e, spinto dal desiderio mi feci audace ed estrassi il cazzo dal costume tenendolo coperto dai suoi capelli, e appoggiandolo nell’incavo del collo.
“Che fai, sei matto ? ” mi disse, ma in spiaggia le persone più vicine erano a 30 metri almeno e poi con tutti quei capelli non si vedeva nulla.
Lo capì anche lei ed iniziò a massaggiarlo stringendolo tra la spalla ed il collo, inclinando il capo di lato, poi prendendo sempre più coraggio, si girava di lato e lo leccava lateralmente o lo sgranocchiava con le labbra ed i denti come una pannocchia, con passaggi rapidi per non dare nell’occhio.
Poi lo rinascondeva tra i capelli e ricominciava il massaggio.
Andammo avanti oltre mezz’ora, tra il tepore del sole, il marchio rovente del mio cazzo sul suo collo , il profumo di sesso e sperma che emanava e che lei inalava avidamente, le sue succhiate sempre più avide, il mio sguardo perso nel mare, fino a che persi il controllo e le sussurrai
“prendilo in bocca, sto venendo” ma lei lo rituffò tra i capelli e mi disse, con una delle sue uscite perverse e candide, che mi facevano impazzire
“ho bisogno del balsamo, ho i capelli secchi” e così l’accontentai e schizzai il mio sperma nei suoi capelli , dietro e dentro l’orecchio, qualche goccia sfuggita alla massa di capelli le spruzzò sul viso.
Lei le raccolse con un rapido gesto della mano e non seppe rinunciare a portarle alla bocca.
Rimanemmo immobili per alcuni minuti, con la mia erezione che svaniva tra i suoi capelli e poi dopo essermi ricomposto ci tuffammo in mare
“il balsamo va sciacquato” mi disse sorridendo felice.
Lì nel mare caldo e pulito, lontani dalla riva e da sguardi indiscreti ci baciammo a lungo e la mia mano corse sotto le sue mutandine a darle il sollievo di cui sicuramente aveva bisogno, i suoi succhi si confusero con l’acqua cristallina e venne mordendomi la spalla per soffocare le sue urla di piacere.
“Grazie ” mi disse sorridendo
“non ero mai venuta nell’acqua”,
“ed io mai nei capelli” le risposi ridendo, e prendemmo a nuotare insieme verso il largo. FINE

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