“Lecca da bravo. ” Dopo un po’ mi fece staccare tirandomi per i capelli. Mi prese il cazzo tra le mani.
“Voglio che mi scopi. ” Le dissi che non potevo, che non mi era concesso, ma lei non voleva sentire ragione. Mi fece distendere e mi salì sopra. Fu in quel momento che per fortuna, o sfortuna, squillò il telefono. Era Lei. Come se fosse stata lì a vederci era evidentemente preoccupata di quello che poteva succedere. Federica andò a rispondere e ridiventò improvvisamente una docile bambina obbediente ai voleri della mia padrona. Non so cosa le disse ma quando Federica ritornò da me aveva cambiato espressione. Era sempre eccitata ma aveva una luce nuova negli occhi. Una luce inquietante.
“Alzati e vieni qui. ” Si era messa in ginocchio sul divano nero in pelle con il busto ripiegato sullo schienale, come se dovessi prenderla da dietro. Le gambe erano spalancate ed il culo in fuori per aprire meglio la fica.
“Ti è andata male anche questa volta. Vieni a leccare. ” Mi inginocchiai davanti a lei e tuffai il viso in quello splendore aperto davanti a me. Leccai, succhiai il clitoride. Lei si teneva, eccitatissima le natiche aperte per favorire il mio lavoro. Dopo un lunghissimo lavoro con la lingua mi disse di infilarle due dita e di farla venire. Lo feci. Lei mi incitava:
“dai muovile come se fosse il tuo cazzo. ” Venne gridando. Poi esausta si distese sul divano. Bellissima e soddisfatta. Io ero ancora lì in ginocchio. Lei notò che il mio cazzo ovviamente era ormai violaceo per l’eccitazione.
“Di solito a questo punto la tua padrona cosa fa? ” Risposi che a seconda delle occasioni o mi ordinava di masturbarmi, o di rimanere così.
“Io sono buona, ti concedo di farti una sega davanti a me. Dai fallo. Ma aspetta che mi ricompongo, voglio godermi lo spettacolo. ” Recuperò le mutandine e reindossò la maglietta togliendomi anche la piccola soddisfazione di guardarla nuda mentre mi masturbavo. Iniziai. Lei mi osservava attenta seduta con le ginocchia incrociate sul divano. Io in ginocchio nudo davanti a quella che poteva essere mia figlia mi stavo masturbando. Lei però mi fermò quasi subito. L’eccitazione era sparita dal suo viso.
“Basta, mi fai pena e schifo. Rivestiti. ” Io non ero ancora venuto. il cazzo mi faceva malissimo ma interruppì comunque. Lei ora era imbronciata, quasi fosse incazzata con me. Iniziai e rivestirmi.
“Come fa un uomo come te ad essere ridotto così? Anche a me piace la tua padrona ma non le permetterei mai di trattarmi così. Sei patetico. ” Io ero ormai umiliatissimo e lei iniziava ad avere un tono veramente irritato. Voleva ferirmi.
“La donna che ami si sta facendo sbattere da un vecchio a casa tua e tu sei ridotto a farti una sega davanti ad una ragazzina come me. ” Io rimanevo con gli occhi bassi ad ascoltarla. Diceva la verità. In quel preciso momento accadde una cosa che dimostrò definitivamente il mio stato di schiavitù ormai “naturale”. Mentre venivo insultato ed umiliato da questa splendida ragazzina mi accorsi che senza nemmeno toccarmi stavo venendo. Lo sperma colò tra i boxer ed i pantaloni lungo la mia gamba. Era il segno definitivo della mia sottomissione. Ero uno schiavo puro. puro come il cristallo. Tornai al mio albergo. Oramai non mi facevo nemmeno più domande, vivevo come perennemente in un sogno. O un incubo. Alla mattina mi svegliai presto per essere nella ormai mia ex casa puntuale alle nove. Suonai, non volevo usare le chiavi perché temevo di trovarli ancora letto. Il suo uomo infatti mi credeva all’estero. Il portone si aprì salii. La porta di casa era aperta ma non vedevo Lei. Dalla camera mi chiamò:
“vieni qui, ho una sorpresa. Ovviamente molto preoccupato entrai in camera e quasi ebbi un malore per la triste sorpresa. Lei era a letto e con Lei c’era il Professore. mi girai di scatto per guadagnare l’uscita, ma Lei mi seguì:
“dove vai? Non hai capito? Gli ho raccontato tutto di te, da vero porco qual’è, l’idea gli piace proprio. Ora abituati anche tu all’idea. Mi teneva per i capelli in corridoio parlandomi a bassa voce all’orecchio. A nulla ovviamente valsero le mie proteste. Aveva deciso di dilatare i confini della mia schiavitù. Mi riportò, sempre tenendomi per i capelli, in camera, dove mi fece inginocchiare ed il professore mi prese a scrutarmi con divertito interesse. Era un uomo di quasi sessant’anni con tutti i capelli bianchi ed una pancia decisamente pronunciata. Ancora non mi capacitavo come mai io ero in ginocchio, facevo lo schiavo e lui invece se la scopava allegramente. Fu Lei a fare le presentazioni: al Professore dovevo dare del lei ed obbedire in tutto e per tutto. Il Professore infine si rivolse con un tono canzonatorio e beffardo:
“sono contento che il mio amore abbia uno schiavo personale e l’idea di approfittarne mi piace. Potrebbe dare nuova energia alle nostre scopate. Anzi a questo proposito esaudirò un desiderio del mio piccolo amore. Tu stai a guardare. ” E rivolto a Lei con tono secco: -non volevi farlo assistere ad una scopata? Mettiti a quattro zampe e spalanca le cosce. Lei eccitatissima obbedì subito ed il professore si sistemò dietro. Con la mano si stava masturbando, evidentemente aveva qualche problema con l’erezione. E pensare che io qui in ginocchio avrei ben di che soddisfarLa. Dopo qualche minuto di “maneggiamento” preparatorio entrò ed iniziò a muoversi con colpi brevi ma veloci. Lei teneva le cosce spalancate e la bocca aperta. Si vedeva che era eccitatissima dalla situazione. Non tardò a dedicarsi a me. Mentre il Professore la scopava lei girò la testa verso di me che in ginocchio osservavo tutto. E cominciò a parlarmi. La sua voce era interrotta da gemiti e sospiri che andavano a tempo con i colpi di reni del Professore:
“Vedi, lui si che è un vero uomo. Lui sa come si tratta una femmina. Abbassati i pantaloni cretino, che voglio vedere il tuo inutile cazzo. ” Mi abbassai subito i pantaloni ed i boxer ero ovviamente eccitatissimo. Il mio cazzo era durissimo. Il Professore intanto ansimava dietro di Lei, troppo concentrato per seguire quello che stava accadendo.
“Vedi come mi scopa, vieni qui vicino metti la faccia vicino al suo cazzo ed alla mia figa, annusa l’odore di sesso. ” Mi avvicinai al cazzo del Professore che stantuffava la Sua meravigliosa fica.
“Dopo ti faccio pulire tutto con la lingua, merda. ” Era eccitatissima, la bocca aperta, ansimava, respirava forte dalle narici:
“non puoi sapere cosa ti perdi, è bellissimo. Solo stanotte mi ha scopata tre volte, questa è la quarta. ” Poco dopo il Professore venne e cadde disteso a letto sfinito. Lei invece era ormai una furia, voleva evidentemente continuare a a sfogarsi contro di me. Si alzò dal letto per prendermi per i capelli, il Professore guardava e rideva. Mi colpì con due schiaffi molto forti.
“Ti è piaciuto lo spettacolino, amore. Era un pezzo che volevo farti questo. Ed è solo l’inizio” Poi abbassò lo sguardo a guardarsi in mezzo alle gambe. Lo sperma del professore le iniziava a colare lentamente dalla fica lungo le cosce. Mi guardò sorridendo indicando con un dito le goccioline che colavano.
“Lecca tutto adesso. ” Mi prese la testa e se la schiacciò contro di sè. Dovetti leccare tutto lo sperma che colava. Mentre il Professore rideva e rivolto a Lei:
“Che schifo, ma come l’hai ridotto. Vieni qui bambina lascia in pace quel poveraccio. ” Ma Lei, non mollava la presa e premeva la testa tra le sue cosce per farsi pulire, era ormai senza freni.
“Ancora una cosa paparino ti prego, permettimi di far pulire anche te. ” Sempre tirandomi per i capelli dietro la nuca mi trascinò dal lato del letto del Professore che intanto diceva:
“Ma no che schifo non sono mica frocio. Io, per parte mia mi permisi di mormorare un no ti prego. Lei mi alzò la testa e mi sibilò:
“Tu taci, nessuno ha chiesto il tuo parere. ” E sigillò queste parlo con l’ennesimo schiaffo. E poi rivolta al Professore:
“dai ti prego, hai detto che mi avresti fatta divertire, poi se vuoi te lo presto e ci fai quello che vuoi, ma adesso voglio che ti pulisca il cazzo. ” Ed il professore, sbuffando:
“ma io non voglio farci niente con questo qui. Comunque va bene basta che poi la pianti. ” E dicendo questo alzò il lenzuolo e scoprì il cazzo già ammosciato all’ombra della sua pancia. Io ero terrorizzato, mi venivano letteralmente i conati di vomito solo all’idea di dove fare una cosa del genere. Anche se tutto sommato avevo dovuto leccare già due volte i suoi prodotti, farlo “dalla fonte” era per me impensabile, eppure. La cosa, semplicemente, mi ripugnava. Lui poi era un vecchio grasso decisamente poco attraente anche per il più affamato dei gay. Non ebbi però molto tempo per riflettere Lei mi aveva già trascinato vicino al suo cazzo. Chiusi gli occhi ed aprii la bocca. Pulii accuratamente l’uccello da tutti i rimasugli di sperma. Si mescolavano anche gli odori di urina e del sesso di Lei. Lei intanto controllava estasiata che eseguissi il compito alla perfezione.
“Pulisci bene, succhia, non deve rimanere traccia. Non vorrai che il Professore debba alzarsi per lavarsi in bagno. Tu a cosa serviresti altrimenti. ” Quando ebbi finito lei mi rimise in ginocchio ed abbracciò il professore ringraziandolo. Lui disse:
“Ora basta però fai uscire il tuo uomo-cesso che voglio leggere. Lei mi ordinò di rivestirmi e di uscire. In salotto mi parlò con dolcezza.
“bene, hai rotto anche questo tabù ora sei la servizio di ben tre persone, ma rimani pur sempre di mia proprietà. Ora vattene, il Professore non vuole averti intorno torna tra un’ora per fare le pulizie. E mi baciò sulle labbra. FINE
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