“Diglielo, merda, che a te piace essere trattato così, che per me faresti qualsiasi cosa e che quindi anche Fede può avere gli stessi diritti. ” Poi con un tono più dolce rivolta alla sua amica.
“L’unica cosa Fede, non dargli nessuna soddisfazione sessuale. Fatti fare quello che vuoi, se ne hai voglia e se lui non ti fa schifo, l’importante è che lui alla fine rimanga a bocca asciutta e con il cazzo duro. A me piace così e non voglio si abitui male. ” Confermai in un sussurro, ma con un calcio improvviso in mezzo alle gambe Lei pretese che ripetessi tutto ad alta voce. Lo feci. Prima di uscire rivolta a Federica disse:
“e mi raccomando se non lo vedi abbastanza umile o ti disobbedisce chiamami vengo subito a sistemarlo. ” Ed uscì. Seguirono momenti di imbarazzo. Io ero nudo, dolorante per il calcio ricevuto e, come da addestramento tenevo la testa bassa e le mani dietro la schiena. Federica era splendida, con un succinto completino intimo blu. Si alzò e cominciò a camminarmi attorno.
“Non ho mai visto un uomo ridotto così. Devi amarla molto per accettare tutto questo. ” Io annuii, lei iniziò ad accarezzarmi la nuca, afferrò i miei capelli, mi fece alzare la testa e mi baciò. Poi si distese sul letto e mi disse di alzarmi e raggiungerla.
“Mi piaci, e poi questa sera ho bevuto qualche bicchiere di troppo. Vieni qui accarezzami e baciami. ” Iniziai ad esplorare questo splendido giovane corpo, baciandola ed accarezzandola. Era stupenda e, sembrava disponibile. Abbassai una mano in mezzo alle sue gambe. Iniziai ad accrezzarla da sopra le mutandine mentre la baciavo. Cominciava a muovere il pube dolcemente. Era eccitata. Ma appena cercai di abbassarle le mutandine mi fermò la mano.
“No, non toccare, credo che lei non vorrebbe. ” Ma non sembrava convinta. Mi fece sdraiare e si mise carponi sopra di me, baciandomi e leccandomi la faccia. Poi allargò ulteriormente le gambe ed iniziò a strofinare il pube sul mio cazzo. Non resistevo più.
“Peccato tu sia il suo schiavo, mi piacerebbe farmi una scopata questa sera, ma da quello che ho capito a te queste cose sono vietate. ” Si slacciò il reggiseno facendomi pendere due splendide tette vicini alla bocca, iniziai a succhiargliele avidamente. La pressione del suo pube era forte e si muoveva come se stessimo scopando. Ero eccitatissimo, le continue prove cui ero sottoposto mi stavano per far esplodere. Presi il coraggio a due mani e le dissi che potevamo farlo, Lei non se ne sarebbe accorta. Un grande sbaglio. Non avevo capito nulla. Federica alzandosi di scatto si mise a ridere e a chiamare Lei. Era una trappola. Uno scherzo feroce. Lei infatti arrivò subito, le mani sui fianchi, chiedendo ironicamente cosa fosse successo. Federica le si avvicino ed indicandomi con un dito, come una bambina spaventata disse che avevo cercato di metterglielo dentro. Lei mi disse secca di alzarmi mi prese per i capelli e mi trascinò in soggiorno. Ridevano. Mi misero in ginocchio davanti al divano dove intanto si erano sedute.
“Schifoso bastardo, ci hai provato? ” Federica era rannicchiata addosso a Lei e sorrideva. Lei le accarezzava le gambe. Capii che era inutile qualsiasi difesa e mi scusai.
“Eppure mi sembrava di essere stata chiara. Tu non sei più un uomo. Non ti devi permettere certe ambizioni. Credevi veramente che Fede volesse il tuo inutile schifoso cazzo. ” La mano di Lei ora si era infilata sotto le mutandine di Fede, che mi guardava con un sorriso di sfida. Le carezza di Lei iniziavano ad avere effetto. Questa splendida ragazzina aveva la bocca semi aperta come pure le gambe che ora facilitavano le carezze di Lei con un lento sensuale movimento. Lei rivolta Fede chiedeva conferma delle accuse a mio carico:
“ma davvero questo porco ci ha provato. Voleva scoparti? ” Federica ormai eccitatissima confermava tutto. Diceva anche che quando lei mi aveva detto che non si poteva io avrei cercato addirittura di reagire e prenderla con la forza. Tutti e tre sapevamo che non era vero. Ma non era quello il punto. Cominciavo a temere come sarebbe andata a finire. Venni portato in camera, dove mentre le due splendide ragazze si scambiavano carezze sempre più audaci io venni legato ai piedi del letto. Le mani legate dietro la schiena alle caviglie. La bocca tappata dalle mutandine di Federica. Dovetti assistere ad un caldo rapporto tra le due ragazze che si leccavano e si accarezzavano a vicenda. Ad un certo punto Lei disse qualcosa all’orecchio di Fede che si mise a ridere annuendo. Lei si alzò e da un cassetto estrasse un vibratore che io ben conoscevo. Federica si distese a gambe larghe davanti a me. La sua fica, bagnatissima, era a pochi centimetri dalla mia faccia. Lei accese il vibratore, mi tolse le mutandine e mi infilò il manico del vibratore in bocca. Lei era dietro di me mi teneva la testa per i capelli e mi guidò lentamente dentro Federica. Dovevo tenere il vibratore con la bocca e muoverlo avanti e indietro, mentre la ragazzina godeva abbondantemente. Si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi:
“guardati come sei ridotto. lo hai capito finalmente? Quello che stai facendo ora è il massimo che potrai fare in futuro. Sarebbe meglio per te che ti dimenticassi di avere un cazzo. Se non fosse che mi piace vederti sempre penosamente ed inutilmente in erezione mi piacerebbe farti castrare chimicamente così diverresti finalmente impotente del tutto. ” Poi si distese al fianco di Federica e mentre io continuavo a svolgere il mio compito la baciava sulla faccia e sulle tette. Dopo che feci venire abbondantemente Federica mi venne tolto il vibratore dalla bocca e sostituito di nuovo con le mutandine appallottolate. Le due ragazze continuarono ad abbracciarsi ed accarezzarsi. Ogni tanto mi dedicavano uno sguardo. Anche Federica prese coraggio e su insistenza di Lei mi si avvicinò per accarezzarmi il cazzo che ormai era duro da più di due ore. Ero ormai vicino all’orgasmo quando intervenne Lei:
“dai, Fede, dagli un calcio…. prova. ” Io ero immobile sempre con le gambe aperte in ginocchio. Federica allungò una mano per toccarmi le palle, indecisa.
“dai, togliti questa soddisfazione…. ” E poi rivolgendosi a me:
“tu stai fermo, cretino, abbassa la testa che la metti in imbarazzo. ” Fù in quel momento che Federica prese coraggio. Mi diede un calcio. Mi sforzai di non cadere, il calcio non era forte, ma mi aveva colpito proprio nei testicoli. Mi piegai per riprendere fiato. Federica ormai immedesimata nel ruolo mi prese per i capelli e mi fece rialzare il busto insultandomi chiamandomi finocchio ed ordinandomi di continuare a guardare. Lei la accolse baciandola nel letto:
“sei stata bravissima, Fede. ” Solo dopo un’ora Federica stanca cadde addormentata e Lei mi slegò e mi portò in sgabuzzino dove venni legato nuovamente al termosifone, con le mani dietro la schiena. Si abbassò e prendendomi il mento mi alzò la faccia per guardarmi negli occhi.
“Hai visto amore? Anche oggi tu sei rimasto a bocca asciutta. Il cazzo bello duro. Le palle ti staranno per scoppiare. Hai visto che bella la mia amica. Ma davvero credevi che ti avrei permesso di farci qualcosa insieme? Tu devi imparare meglio la tua inferiorità. Alla fine del mio trattamento sarai del tutto diverso. E lo so che lo vuoi anche tu. ” Poi la sua mano scese sul mio cazzo, si accosciò per essere più vicina. Mi sussurrava nell’orecchio, il mio sguardo era ovviamente basso.
“Con le mani legate così non potrai nemmeno farti una delle tue penose seghe. ” Mi stava toccando il cazzo con tre sole dita. Le muoveva su e giù sfiorandomi appena la pelle attorno alla cappella, come se le facesse schifo o avesse paura di sporcarsi.
“Che pena mi fai, amore, ma cerco di aiutarti. ” Con uno sguardo gelido continuava a sfiorarmi il cazzo.
“Cerca di venire in fretta, che non ho tempo da perdere. ” Continuava con il suo movimento leggero di sole tre dita. Nel momento stesso in cui si accorse che stavo per venire si interruppe immediatamente, lasciando il mio cazzo ad eiaculare miseramente per terra. Mi avvicinò le dita alla bocca perché ripulissi, anche se in realtà i Suoi polpastrelli non si erano minimamente sporcati del mio seme. Poi prese la mia camicia che era lì vicino e la gettò sopra lo sperma colato a terra. E mentre con un piede usava la camicia come straccio per pulire mi apostrofò:
“sono troppo buona con te. Ti rendi conto che fai pena. ” Si annusò le dita con una smorfia di disgusto e si alzò per andarsene poi si ricordò di una cosa. Aveva un regalo per me. Tirò fuori da una scatola una ciotola, andò a riempirla di acqua e me la mise vicina.
“Sei contento? Ora sei veramente il mio cane. E se hai bisogni da fare li farai li dove sei. Buona notte, amore. ” Mi baciò sulla fronte, chiuse la porta e se ne tornò a letto con la su splendida amica. La mattina successiva venne a svegliarmi Lei e mi slegò. Ero ridotto uno straccio. Inoltre purtroppo avevo dovuto pisciarmi addosso perché non ero riuscito a resistere.
“Che puzza sei proprio un animale. Vestiti che devi preparare la colazione a Federica. Lei sta ancora dormendo io devo uscire. ” Pulii il pavimento e mi vestii. Salii di sopra Lei se ne era andata. Mi avvicinai ala camera: Federica dormiva ancora. Bellissima, supina, indossava solo le mutandine il lenzuolo era per terra e si succhiava il pollice come una bambina. Andai a preparare il caffè e glielo portai in camera. Federica si svegliò, raccolse il lenzuolo per coprirsi. Era evidentemente imbarazzata e nemmeno io sapevo cosa dirle. Mi ringraziò e mi chiese di uscire dalla stanza. Dopo pochi minuti era vestita. Venne a salutarmi. Era sorridente, ma molto più timida della notte precedente, inoltre vestita si vedeva che era proprio una ragazzina. Mi disse che le dispiaceva di quello che era successo e che non si era mai comportata così. Cercai di riuncuorarla dicendole che avevo scelto io di accettare questo genere di cose. Lei evidentemente non poteva capire, ma credo che tutto sommato non le fosse dispiaciuta per nulla la serata. Mi baciò sulla guancia dicendo che sperava, comunque, di rivedermi. Uscimmo insieme da casa, come due normali amici. Anzi forse sembravamo padre e figlia. La accompagnai alla fermata del bus poi presi la macchina ed andai a casa a riposare. Finalmente. Per due settimane Lei non mi telefonò. Io mi dedicai al lavoro cercando di non pensare a nulla. La sera uscivo spesso con amici e qualche volta avevo anche qualche occasione di distrarmi con qualche bella ragazza. Non riuscivo però ad andare oltre qualche chiacchierata. L’addestramento che avevo ricevuto mi immobilizzava al solo pensiero di avere un rapporto normale, paritario. Rimanevo insomma in paziente attesa di poter di uovo precipitare in quel vortice di emozioni che solo Lei riusciva a darmi. Era qualcosa che ormai, evidentemente, non aveva più a che fare con il sesso. La dominazione cerebrale aveva preso il sopravvento su tutto. Una sera stavo per andare al cinema con alcuni amici quando arrivò la Sua tanto attesa telefonata. Nessun preambolo o parola di circostanza.
“Stai a casa stasera, devo passare da te. ” Arrivò alle dieci e mezza. Da sola. Mi salutò appena e si diresse verso il telefono. Parlò fitto, a bassa voce per oltre mezz’ora con qualcuno. Qualcosa evidentemente non andava. Io rimasi in salotto ad aspettare. Quando tornò mi ordinò di prenderLe da bere e mi disse che doveva parlarmi. Le preparai un gin tonic e senza che dovesse dirmi nulla mi inginocchiai ai piedi del divano dove si era accomodata.
“è successo un casino. Ieri la moglie del professore ci ha colti in fragrante. Ne ha fatto una tragedia. Ora lui è dovuto andare fuori di casa. Ho deciso che verremo a stare qui per qualche giorno per cui tu devi sparire. Lui non sa chi sei e sarebbe troppo complicato spiegare tutto. E poi non ne vali la pena. Non è vero? ” Ovviamente annuii. Era pazzesco. Non ero assolutamente in grado di dirLe di no. Qualsiasi cosa mi ordinasse. Anche una cosa assurda come questa.
“A casa mia non può venire. La moglie ormai sa dove abito. Quindi tu ti trasferirai in un albergo. Verrai qui solo quando ti chiamerò. A lui ho detto che sei un mio amico in viaggio all’estero. ” Mi parlava con la sicurezza di chi sa che non avrei mai avuto il coraggio di obbiettare nulla.
“Hai due ore per preparare la casa, vai a fare la spesa e riempi il frigo. Poi fatti una borsa e sparisci. ” Poi alzandosi di scatto.
“Dai cretino, non stare lì imbambolato muoviti. Io vado a casa di Fede, quando torno deve essere tutto pronto. ” Lei uscì ed io non potei fare altro che preparare la mia casa per i due amanti. Comprai vini pregiati salmone ed ogni ben di dio. Mi preparai una borsa anche se non sapevo per quanto sarei stato cacciato da casa mia. Quando lei tornò era tutto pronto. Mi indicò l’albergo più vicino in cui sarei dovuto andare e poi con studiata indifferenza:
“ah, guarda che ho promesso a Fede che vai a prenderla questa sera per portarla a cena è a casa da sola i suoi genitori sono in ferie. Cerca di comportarti bene in modo umile rispettoso che altrimenti me la paghi. ” Mi diede il numero di telefono per chiamarla. E si raccomandò che la facessi divertire ma che non mi azzardassi a disobbedirle o, peggio a provarci.
“Domani mattina il professore deve partire presto quindi tu alle nove devi essere qui per fare le pulizie. ” Mi accompagnò alla porta con le ultime raccomandazioni.
“Attento con Fede, a quanto ho capito piace anche a lei avere uno schiavo, ma non ha la mia esperienza. Anche se la vedessi disponibile a concederti qualcosa ricordati e ricordale che a te queste cose non sono permesse. Fammi fare bella figura, ti conviene. ” Andai a sistemarmi in albergo e da lì telefonai a Federica. Mi rispose allegra e gentile.
“Ciao, ho sentito che sei stato sfrattato. Vieni a casa mia alle nove e prenota in un bel ristorante. Ci penserò io a distrarti. Un bacio, a dopo. ” La cosa si metteva male. Temevo volesse mettermi ulteriormente alla prova e non mi sbagliavo. Arrivai a casa sua puntuale. Abitava in una splendida villa. Suonai al video citofono ed entrai. La porta era aperta ma non vedevo Federica, anche il resto della casa era molto bello. Mi chiamò dal piano di sopra mi disse di accomodarmi che sarebbe arrivata. Dopo pochi minuti scese le scale. Era uno schianto anche se evidentemente non era pronta. Indossava degli short minuscoli ed aderenti ed una maglietta corta che esaltava il suo seno sodo. Mi abbracciò con naturalezza.
“Sono contenta di vederti. Ho sentito cosa ti è successo. Certo che la tua padrona le pensa proprio tutte per umiliarti. ” Diceva queste cose con naturalezza ma anche con un tono tra l’eccitato ed il canzonatorio.
“Vedo che ti sei messo elegante, vuoi salire che scegliamo assieme come mi vestirò? ” La proposta era allettante, ma pericolosa, comunque accettai. Salimmo in camera sua. Era la tipica camera di una adolescente. mi fece accomodare su una poltrona ed iniziò uno studiatissimo spettacolino che aveva evidentemente l’unico scopo i eccitarmi e mettermi alla prova. Aprì un cassetto da cui estrasse un vero e proprio campionario di biancheria intima. Decidemmo per un completo di pizzo nero molto sexy. Lei lo indossò davanti a me, ma voltandomi le spalle. Poi si mostrò soddisfatta. Sfilando davanti a me. Era bellissima. Abbronzata e perfetta. Mi si avvicinò a pochi centimetri. Io ovviamente rimasi immobile. Mi prese la testa e cominciò ad accarezzarmi. Poi sempre in piedi mi alzò il viso e mi baciò a lungo.
“Poverino immagino come ti sarai sentito l’altra notte dopo lo scherzo che ti abbiamo fatto. Immagino che la tua padrona ti abbia dato precisi ordini su come comportarti stasera. ” Le raccontai che, infatti, avevo avuto precise disposizioni: di essere umile e sottomesso, di farla divertire ma di non provarci in alcun modo, nemmeno se invitato a farlo. Federica si sedette sopra di me eccitata e cominciò a leccarmi le labbra mentre strusciava il suo pube forte contro il mio.
“Ah si, vuoi dire che se io ci provo tu non ci stai? Beh a sentire cosa hai in mezzo alle gambe non si direbbe. Comunque vedremo. ” Si tolse il reggiseno dicendo che le dava fastidio. Poi indossò una minigonna inguinale ed un top che le copriva a malapena il seno. Scarpe con i tacchi alti. Tutto nero, era bellissima. Per me si prospettava una serata ad alta tensione. Nel ristorante lei fu molto provocante, mi faceva complimenti strusciava i suoi piedi sulle mie gambe e non perdeva occasione per mettermi sotto il naso le sue splendide giovani tette. Alla fine della cena ero eccitatissimo, lei disse che doveva recarsi in bagno. Tornò dopo pochi minuti si sedette. Guardò attorno che non ci fossero occhi indiscreti poi mi buttò tra le mani le sue mutandine con uno sguardo di sfida.
“Un regalo per te. Annusale. Mi sono toccata prima di toglierle. ” Annusale e mettitele in tasca. Furtivamente le annusai, avevano un odore intenso di sesso. Anche lei sorridendo si annusò il dito medio.
“Sono bagnatissima. Andiamo a casa mia. ” E si alzò. Sulla strada per il ritorno in macchina mi rimase attaccata tutto il tempo. Con una mano frugava dentro i miei pantaloni. Con la lingua esplorava il mio orecchio destro. Arrivammo a casa sua. Appena varcata la porta fece scivolare a terra la minigonna e mi abbracciò spingendomi contro il muro. Ci baciammo si strusciò allungando le mani verso il mio uccello.
“E ora vediamo quanto sei addestrato…. ” Si distese sul divano e dopo avermi fatto spogliare completamente ed inginocchiare mi ordinò di leccarla in mezzo alle gambe. Era un vero e proprio lago. Premeva forte la mia testa contro di sé.
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