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Una serata particolare

Era una fredda sera di metà Dicembre, il cielo era coperto e il lungo viale alberato che percorrevo a piedi per raggiungere la scuola sembrava ancora più buio del solito, i lampioni che emettevano una calda luce gialla, erano nascosti tra rami degli alberi non ancora completamente privi di foglie. Il viale pedonale costeggiava da una parte, una delle strade più trafficate della città, e sulla sinistra gruppi di alti caseggiati piuttosto vecchi, davano l’idea del tetro a volte, era inquietante passare da quelle parti, ma era la strada più breve per raggiungere la scuola a piedi ed io seguivo un corso serale di inglese due giorni la settimana. Era già da un po’ di tempo che lo incontravo su quel viale, quando andavo e quando tornavo da scuola, sentivo i suoi passi alle spalle, regolarmente mi superava e proseguiva dritto quando io entravo nel cancello della scuola, lo ritrovavo quasi sempre quando uscivo, arrivava alle mie spalle, ormai riconoscevo i suoi passi e poi entrava in uno dei portoni di quelle tetre case. Quella sera come sempre sentii i suoi passi dietro di me, dopo che ero uscita dal cancello della scuola, mi fermai un momento per rispondere al telefono, anche lui si fermò a poca distanza, si accese una sigaretta, io ripresi a camminare piano presa dalla mia telefonata, ogni volta che mi fermavo, si fermava anche lui, la cosa cominciò a darmi da pensare, mi fermai di nuovo e mi voltai per guardare che faceva, lui mi guardò, mi fece un cenno di saluto e proseguì superandomi. Che scema pensai, chissà che mi credevo. Finii la mia telefonata senza più badare a lui, immaginando che fosse entrato in casa. Arrivata davanti al portone dove entrava di solito, me lo trovai davanti all’improvviso.
“Buonasera” mi disse, prendendomi per un braccio, “Che ne direbbe di conoscerci un po’ meglio? “. La luce del portone aperto illuminava il suo viso, guardai i suoi occhi verdi penetranti e dalla mia bocca uscì solo un “ma. “, “prego, si accomodi, vorrei offrirle qualcosa di caldo” disse spingendomi dentro al portone. Per un attimo non seppi che fare, se gridare, cercare di fuggire, ma come? Chiuse il portone dietro di noi con un colpo secco e mi ci appoggiò contro, tenendomi ferma per le spalle, la mia borsa e i libri erano per terra, mi sentivo bloccata, mi era impossibile muovermi, non tanto per la sua presa, ma mi sembrava di essere incollata a quel portone, la paura mi gelava. La luce si spense. Con la sua mano grande e forte, cominciò ad accarezzarmi il viso, giù fino al collo, mi sfiorò una guancia con le labbra e mi disse di non preoccuparmi,
“non ti farò alcun male amore mio. “. Pensai che fosse pazzo, mi aveva chiamata amore mio, e la luce fioca dei lampioni che entrava dal vetro sopra il portone, faceva brillare i suoi occhi chiari facendomi rabbrividire. Le sue labbra sfiorarono la mia bocca, la punta della sua lingua penetrò dolcemente all’interno, mentre le mani cominciarono a sbottonare il mio cappotto, e poi ad infilarsi sotto il golf, sentii la sua erezione premere sul mio ventre. Alla paura si mescolò una strana eccitazione. Cominciò a sollevarmi freneticamente la gonna, infilò le mani nelle mie mutandine, sentì che ero bagnata, mi guardò negli occhi e mi disse “sapevo che eri una puttana. ” tirò fuori un coltellino da una tasca dei calzoni e lo mise fra i miei denti, un altro brivido percorse la mia schiena. Aprì la mia gonna e la sentii scendere lungo le gambe, riprese il coltellino, lo abbassò fino alle mie mutandine e con decisione le tagliò da entrambe le parti. Cominciò a toccarmi fra le gambe, infilandomi le dita e facendole scorrere dentro e fuori di me, continuando a darmi della puttana.
“ti piace, lo so che ti piace, sei eccitata da morire, vuoi essere scopata vero? Dimmelo! ” Mi prese di nuovo per un braccio e mi trascinò su per le scale, mi fece entrare in un piccolo appartamento, c’erano pochi mobili, tappeti e diversi cuscini sul pavimento, tutto era illuminato da candele di ogni forma e misura, appoggiate su mensole e su candelabri, dall’ingresso fino alla camera da letto, non ebbi il tempo di guardare molto in giro, mi spinse sul letto e cominciò a spogliarmi, “ti voglio completamente nuda” mi disse. La sua voce mi intimoriva, era profonda, calda, ma le sue parole erano dure, erano ordini secchi e ogni volta che cercavo di dire qualcosa mi zittiva dicendomi “taci puttana. ”
Prese la mia sciarpa, si mise sopra di me in ginocchio tenendomi ferma fra le sue gambe, mi legò le mani vicine e poi le fissò con un nodo stretto alla spalliera del letto. Mi guardò con aria soddisfatta, i suoi occhi brillarono ancora di quella strana e inquietante luce, mi accarezzò il seno, scese giù sul mio ventre fino ad arrivare alle mie gambe, le aprì, e con le mani cominciò ad accarezzarmi l’interno delle cosce, facendo scorrere le sue dita fra le labbra bagnate, ero eccitata da morire. Si sbottonò i pantaloni, li abbassò, il suo pene era grande, lungo e dritto, non riuscivo a distogliere gli occhi, “ti piace vero? ” mi chiese mentre lo accarezzava, “lo vorresti sentire? “. Dalla mia bocca non usciva il minimo suono, avevo la gola completamente bloccata, chiusa da un nodo di paura ed eccitazione. Lo appoggiò tra le mie gambe, facendolo scorrere tra le labbra che cominciarono a pulsare, guidandolo con la mano lo passò sul ventre, sul seno fino alla mia bocca, mi ordinò di succhiarlo, le mie labbra si aprirono e cominciai a leccarlo con la punta della lingua, con una mano mi prese i capelli e spinse la mia testa verso di se, facendolo entrare tutto nella mia bocca. “Succhialo così. brava. si. così. ti piace vero? Lo so che ti piace. “. Ero bloccata sotto di lui, con le mani legate, avrei dovuto essere terrorizzata, invece sentivo una forte eccitazione salire ed arrivare fino alla gola. quel grosso pene che mi riempiva la bocca, scorreva dandomi una sensazione di piacere incredibile. Sempre tenendomi per i capelli, mi staccò da lui dicendomi “No, non così. voglio fartelo sentire fra le gambe, voglio sentire il tuo piacere, voglio sentirti godere. “.
Cominciò di nuovo a toccarmi tra le gambe, che si schiusero per fare scorrere meglio la sua mano, le sue dita si infilavano dentro di me, il mio bacino si muoveva seguendo il ritmo delle sue carezze, la sua voce calda nelle mie orecchie non faceva che aumentare la mia eccitazione, con la lingua tormentava e mordeva i lobi delle mie orecchie, poi cominciò a dedicarsi al mio seno, a leccare e mordere i miei capezzoli, si mise in ginocchio tra le mie gambe aprendole completamente, lo sguardo fisso come incantato sulle sue dita che entravano ed uscivano da me completamente bagnate, si chinò sopra di me e fissandomi negli occhi con quello sguardo da folle disse: “Lo vuoi vero? Dimmelo, dimmelo che lo vuoi dentro! ” finalmente uscii a parlare, stentando a credere che fossi io a pronunciare quelle parole, risposi: “Siii, si lo voglio, prendimi ti prego, lo voglio. “. Con un colpo deciso affondò dentro di me facendo uscire dalla mia bocca un forte gemito di piacere, il ritmo delle sue spinte era forte e profondo, il suo bacino sbatteva forte contro di me, sentì il mio orgasmo arrivare e cominciò a toccarmi anche con le mani, le sue dita sfioravano il clitoride ed entravano insieme al suo pene.
“si vieni, vieni. così, fammi sentire come viene una puttana. ” le vampate di piacere percorrevano tutto il mio corpo, “Sì, i tuoi gemiti mi eccitano ancora di più. “. Si fermò ed estrasse il suo pene continuando a toccarmi con le dita, come per sentire meglio le mie contrazioni, dopo mi sfiorò dolcemente la bocca con le stesse dita bagnate “leccale. ” mi disse “senti che buono il tuo sapore. “. Leccai quelle dita, le succhiai e mi eccitai di nuovo, ricominciai a muovermi sollevandomi per sfiorare con il ventre il suo sesso, lui osservò i miei movimenti con gli occhi lucidi di desiderio, poi mi ordinò di girarmi, e mi sollevò i fianchi, sentii di nuovo il suo grosso pene che spingeva per entrare dentro di me, lo assecondai muovendomi verso di lui, con le mani continuava ad accarezzare il clitoride, i miei gemiti si fecero più forti, insieme alle sue spinte che man mano diventavano più veloci come diventava più veloce il suo respiro, ora non parlava più, ma gemeva con me fino a quando non sentii il suo seme caldo dentro di me che cominciava a colare fuori, questa volta l’orgasmo fu ancora più forte, e il battito del cuore era diventato veloce. Quando uscì da me ero quasi senza fiato, mi lasciai cadere su un fianco e cercai di recuperare un respiro normale, mentre lui se ne stava li in ginocchio a guardarmi.
Mi slegò le mani e me le accarezzò, accarezzò anche il mio viso sfiorando le mie labbra con le sue, i suoi occhi erano diventati dolcissimi, mentre mi guardava dolcemente, mi disse
“è stato bellissimo amore mio. “. Lo guardai stupita, era vero era stato molto, molto eccitante, ero stupita di me stessa, non mi sarei mai aspettata questo da me, avevo provato un piacere immenso, mi era piaciuto da morire.
Mi prese per mano, mi fece alzare e mi accompagnò verso il bagno, lo seguii come un automa, aprì l’acqua e riempì il bidè, mi fece sedere a gambe aperte e cominciò a risciacquarmi con la mano, dolcemente, l’acqua tiepida era piacevole al contatto, e le sue dita erano morbide e delicate, il mio clitoride si fece di nuovo gonfio e duro, lo accarezzò, fece scivolare intorno le dita e le fece scorrere fino a farle penetrare, senza dire una parola, guardava come incantato il mio viso, seguendo con gli occhi i miei movimenti e le mie espressioni, l’orgasmo arrivò di nuovo violento, mi fece tremare mentre lui aumentava il ritmo delle carezze. Mi fece alzare, mi spinse sul lavandino e mi penetrò di nuovo con forza, sentii il suo grande pene entrare, affondare e scorrere dentro di me veloce e deciso, vidi il mio viso stravolto riflesso nello specchio, in quel momento mi sentii davvero una puttana, e provavo un piacere incredibile mentre lui me lo ripeteva spingendomi forte contro il lavandino venendo di nuovo dentro di me. Quando il suo respiro tornò regolare, mi lasciò andare, si sedette sul bordo della vasca da bagno e mi guardò mentre finivo di lavarmi.
Tornai nella camera da letto e mi rivestii, andai verso la porta, mi voltai per un momento verso il bagno. Uscii senza dire nulla, scesi le scale al buio, seguendo con gli occhi la luce che filtrava dalla finestra sopra il portone, lo aprii e l’aria gelida colpì il mio viso, facendomi riprendere da quello strano stato in cui mi sentivo, camminai veloce verso casa, non vedevo l’ora di arrivare per potermi riguardare allo specchio e vedere di nuovo il mio viso…….. FINE

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