Il mio Signore padrone è adirato con me. Non ne conosco i motivi, io credevo di avere bene eseguito ogni ordine impostomi. Comunque questo poco conta per un essere inferiore quale io sono.
Se il mio Signore ritiene io debba essere punita, così sia. Oggi mi ha portata in un bel parco.
Vedevo tanti cani correre vicino ai loro Padroni. Anche io ero lì con il mio Dominatore. Ci siamo messi in un angolo fresco e nascosto dell’immenso parco. Appenda dietro le frasche mi sono subito posta in ginocchio a quattro zampe (posizione mia naturale in quanto cagna). Il mio Supremo Signore mi si è seduto sopra a cavalcioni. Mi sembrava che mi si spezzasse la schiena. Ho stretto i denti ed ho sopportato quanto mi veniva imposto. È comunque un piacere reggere su di sé Colui che si ha l’onore di servire e riverire. Il peso e la fatica diventano così un premio. Le ginocchia fanno male, così anche le braccia e la schiena. Ma la cosa poco conta se questo rende comoda la vita del mio padrone e Signore. Il mio dominatore mi alza la corta gonnellina. Sotto non indosso le mutandine. Mi viene porto un dildo anale con una finta coda da leccare e lubrificare. L’oggetto viene poi inserito nel mio stupido culo. Ora anche io ho la coda. Mi sento veramente una cagna e ne sono orgogliosa. Il mio Dominatore sa come si trattano le schiave. Mi sento orgogliosa di appartenergli. Il dildo fa male nell’entrare. Mi mordo la lingua per non emettere alcun suono che il mio Padrone sicuramente non gradirebbe. Quando è finalmente entrato tutto sento il mio Signore che si alza. La schiena mi diventa leggera e mi sembra che mi si sollevi da terra. Resto in posizione. Il Padrone si siede su una panchina e comincia a leggere un giornale importante. Lui mi sta tenendo per il guinzaglio.
Vedo lì vicino i Suoi piedi. Non resisto e comincio a leccarli. Prima uno poi l’altro. Lucido bene le Sue scarpe con la mia stupida lingua. Poi tolgo le calzature e lecco bene i piedi. Sento che vengo tirata per il guinzaglio verso l’alto. Il padrone, che continua a leggere con indifferenza, mi indica il Suo sesso. Volentieri sbottono i pantaloni, abbasso la lampo ed estraggo dall’indumento intimo il Suo osso di carne. Comincio a leccarlo. Parto dalle palle per salire prima con colpetti di punta, poi con lappate lente e piene. Mi soffermo sul glande per poi infilarmi solo la punta in bocca. Scendo poi nuovamente a leccare le palle e a mettermele in bocca. Con brevi lappate salgo nuovamente. Lo infilo in bocca poco per volta e poi fino in gola. È magnifico sentire il sesso del mio padrone dentro la mia umile bocca. Sentire una parte di Lui pulsare dentro di me. Ha un buon sapore. Lo sento indurirsi ancora. Ogni tanto il mio proprietario mi carezza affettuosamente la testa così come si farebbe con un cane. Per un’ora circa lecco alternativamente i piedi ed il membro. Mi sento sottomessa bene al mio Padrone. È una sensazione magnifica. L’atto di sottomissione mi fa sentire Sua. La durezza del Suo membro per me è motivo di orgoglio. Spero che poi mi consenta di abbeverarmi. Mi sento eccitata. Sono una cagna in calore. Con un po’ di fatica mentre lecco i piedi carezzo le palle ed il membro. Il padrone ha goduto in bocca. Sono riuscita a bere tutto quanto mi è stato donato. Lo sento rilassarsi e mi accuccio nuovamente a terra per leccare ancora i piedi. Per evitare al mio padrone di sporcarseli, pongo le mie mani sotto di essi e lecco, lecco, lecco. Per stare più comodo ogni tanto posa un piede sulla mia schiena. È un contatto che mi rende felice. Sapere di essere sotto di Lui. Ripenso a poco prima quando mi si è seduto sopra. Dimentico il dolore che ho provato e ricordo solamente il piacere di stare sotto di Lui. Mi bagno ancora e lecco, lecco, lecco. Sento un nuovo strappo al collare. Rialzo la testa. Il Suo membro ora è molle. Lo infilo nuovamente in bocca. Poco dopo sento che il sangue ricomincia a circolare ed a rendergli il giusto tono e vigore.
Mi concentro sul glande mentre carezzo le palle. Infilo una mano sotto il Suo sedere e gli carezzo il buchino mentre ora ho il membro tutto in bocca. Spero sia contento di me. Spero che ora non sia più adirato con me. La Sua gioia è la mia. Mi sento Sua lecco, lecco, lecco. Alterno ancora piedi e membro mentre la mia mano sotto il Suo culo carezza, carezza, carezza. Gode nuovamente nella mia bocca.
Naturalmente ingoio tutto. Ha un buon sapore. Comunque tutto quanto proviene da Lui mi piace. Ho caldo. Indosso la gonnellina nera corta e le calze autoreggenti che mi fanno sudare. La mia sofferenza dettata dal caldo non ha importanza. So che così devo stare vestita, caldo o freddo che faccia. Nulla importa. Io sono una cagna e come tale devo eseguire gli ordini. So che così vuole il mio Padrone ed il sapere di eseguire un Suo ordine che potrebbe rendergli piacevole la mia vista e vicinanza mi fa dimenticare anche il caldo. Così naturalmente non mi lamento. Sopporto, come la mia natura di cagna mi impone di fare. Lo guardo dal basso con occhi che comunicano la mia umiltà. Voglio farmi perdonare e fargli sapere che sono Sua umile e sottomessa schiava e cagna. Il mio Padrone mi guarda e mi sorride con affetto. Mi fa togliere la maglietta. Prende delle corde e comincia a legarmi le tette. Poco dopo mi ritrovo in ginocchio davanti a Lui con un bicchiere legato tra i miei seni. Mi viene ordinato di fare pipì in un altro bicchiere. Non so cosa mi stia aspettando. L’ignoto mi eccita. La mia urina ha riempito il bicchiere. Ora mi viene ordinato di berne metà non è la prima volta che bevo la mia urina. La ritengo ancora una umiliazione però. Ma un ordine non va discusso.
Bevo e basta. La degradazione però mi fa bagnare ancora. Non voglio bere, ma lo devo fare. Faccio finta di niente ma una espressione mi deve essere sfuggita. Un colpetto con il guinzaglio su una coscia mi fa bere d’un fiato e dimenticare ogni cosa. Solo metà. Ho fatto. Ho bevuto. Finalmente.
L’altra metà ora la devo mettere nel bicchiere fissato tra i seni. Cosa dovrò fare? . Non so, eseguo e basta. Così devo fare. Le corde mi stringono. Non importa. L’eccitazione mi fa dimenticare ogni cosa. Mi sento umiliata. Sono seminuda in un parco, ai piedi del mio Signore e padrone, con un dildo anale con la coda, sudata per il caldo. Prendo il pene del mio Signore e me lo dirigo sulle tette per fargli urinare nel bicchiere. Cosa dovrò fare ancora ? . non capisco. Poi mi viene ordinato di bere la Sua urina mista alla mia dal bicchiere posto tra le tette. Come farò? Ho paura di sbagliare a di farLo arrabbiare. Sudo ancora di più e non solo per il caldo. Mi contorco un poco ma alla fine ci riesco.
Nel frattempo il mio Signore mi omaggia del resto del Sua urina riversandoLa sul mio umile corpo e sul mio viso, in particolare negli occhi. Bruciano. Mi sforzo di tenerli aperti ma non ci riesco.
Bevo e con la lingua cerco di asciugare ciò che mi scorre sul viso. Mi sento umiliata. Alla fine il getto finisce. Vengo slegata. Mi viene tolto il dildo e posso finalmente correre nel prato. Sono una cagna. Dopo essermi sfogata ritorno dal mio padrone e mi accuccio nuovamente ai Suoi piedi che lecco con passione. Ora spero non sia più arrabbiato con me. FINE
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