Franco e Gianni erano amici fino dall’infanzia.
Avevano condiviso le prime esperienze sessuali, a volte con la stessa ragazza, stesso bar, stessa compagnia.
Finite le scuole, dopo aver cercato per oltre un anno lavoro, all’età di ventuno anni avevano impiantato una piccola ditta: coloriture, tappezzerie, piccoli lavori di idraulica.
Le donne per loro erano solo un passatempo: via una sotto ad un’altra, scopate a tutto spiano e avanti la prossima.
Federica però entrò nella vita di Franco come un treno in corsa.
Era molto bella Federica: viso angelico, capelli neri lunghissimi, tette piene, chiappe alte che a vederle sembravano di marmo.
Franco rimase sconvolto da quella ragazza, e dopo tre mesi di resistenza, nonostante il parere contrario di Gianni, decise di sposarla.
Gianni, considerato che non era riuscito a distogliere l’amico dal proposito di sposare Federica, si mise in testa di portarsela a letto.
Durante i preparativi per il matrimonio, nonostante fosse sovente a contatto di Federica, non ebbe occasione di realizzare il suo proposito, ma quando ormai disperava di riuscirvi, ebbe un colpo di fortuna.
Gianni come tappezziere era molto scadente, mentre come coloritore era sicuramente più abile dell’amico.
– Senti Gianni – disse una sera Franco, quindici giorni prima di sposarsi. – Domani io vado a terminare quella tappezzeria così ci pagano, tu dovresti continuare le coloriture nel mio appartamento, ormai Federica ha stabilito le tinte e tu puoi fare meglio di me.
– Per me va bene – rispose Gianni. – Purchè poi il mio lavoro non venga criticato.
– L’ho mai fatto?
– No.
– Allora perchè dovrei farlo questa volta?
– Perchè quella è casa tua e c`è di mezzo Federica,
– Non ti preoccupare. Federica non ci infilerà il becco.
La mattina seguent Gianni era sul trabatello intento a tinteggiare un soffitto quando sentì suonare il campanello della porta.
– Vengo – urlò. – Chi cazzo sarà che rompe i coglioni – disse tra se, scendendo dal trabatello.
Aprì la porta e rimase a bocca aperta.
– Ciao Gianni – lo salutò Federica. – Sono venuta a vedere come procedono i lavori.
– Ciao Federica. I lavori vanno a gonfie vele, però se cerchi Franco no c’è, è andato a finire un altro lavoro.
– Non importa – disse Federica entrando. – Dò uno sguardo e poi me ne vado.
Gianni la seguì con lo sguardo mentre lo precedeva nel corridoio. Certo che sei una gran figa, pensò.
Hai un culo che è una provocazione, ed anche le tette devono essere la fine del mondo, considerato quello che ho visto dalla scollatura della camicetta.
La seguì nella camera dove stava lavorando al soffitto e la trovò che osservava il trabatello.
– Eri li sopra quando ho suonato? – domandò lei.
– Si. Stavo facendo il soffitto.
Federica annuì con il capo, rimase un attimo pensierosa, e riportò lo sguardo sul trabatello.
– Come fai a salire senza scala? – domandò ancora,
Gianni le indicò le sbarre orizzontali sui fianchi del ponte mobile.
– Salgo di li.
– Posso salirci anch`io? – disse lei fissandolo in volto.
– E`pericoloso e poi con quella gonna stretta non ce la farai.
Federica sembrò ponderare per un attimo la situazione, poi senza dire una parola afferrò la corta gonna dall’orlo. e l’arrotolò in vita.
Un minuscolo tanga ricopriva a stento il taglio della figa e due gambe lunghe e tornite, velate da calze autoreggenti, completavano il quadro.
– Così dovrei farcela – disse lei, avvicinandosi al trabatello.
L’invito era palese e Gianni capì che quella era l’occasione che attendeva.
– Aspetta che ti aiuto – disse, portandosi alle spalle della ragazza mentre lei appoggiava un piede sulla barra più bassa.
Senza attendere oltre Gianni portò le mani sotto le chiappe di Federica e strinse le dita.
Lei lo lasciò fare e non reagì.
Le chiappe erano sode come apparivano e le mani di Gianni iniziarono ad accarezzarle lascivamente.
Federica riportò il piede sul pavimento e divaricò un po’ le gambe, quale muto invito a proseguire.
Con un dito Gianni scostò il cavallo del tanga, altre due dita la frugarono tra le gambe e si fecero strada nella figa trovandola già abbondantemente bagnata.
– No. Quella no – bisbigliò lei, – La figa è di Franco – e mentre parlava quasi si strappò di dosso la camicetta. –
Dammelo nel culo!
Gianni, che per un attimo aveva temuto di andare in bianco, alla successiva richiesta della ragazza sentì il cazzo diventare duro come un palo.
– Si, troia, te lo darò nel culo e ti farò godere come non hai mai goduto.
Si inginocchiò sul pavimento, le abbassò di scatto il tanga fino alle ginocchia, poi prese a leccare con ardore il buco tra le natiche tenute separate dalle mani.
– Ora, Gianni. Ora – sospirò. – Fammi piano però, per me è la prima volta.
– La prima volta? – domandò Gianni, quasi incredulo.
– Si. Quando lo darò a Franco, la prima notte di nozze, non voglio urlare. Se ora me lo sfondi tu, tutto sarà poi più facile.
– Che troia che sei. Sono comunque a disposizione per prepararlo per Franco. Se me lo lecchi un po’, ti farò meno male.
– Dopo. Dopo ti farò un pompino. Ora inculami.
– Contenta te…
Allineò il cazzo sul buco piccolissimo, afferrò le tette e diede la prima spinta.
Il cazzò forzò lo sfintere e penetrò un poco.
– Ahh!!! Che male. Che male. Basta Gianni. Basta. Mi fai troppo male!
– Eh, no, brutta troia. Ora hai caricato la macchina ew devi scaricarla – disse Gianni infliggendole un altra bordata che gli permise di affondare quasi del tutto nel buco che sembrava strizzargli il cazzo.
– Basta. Basta!!! Mi spaccherai in due. Esci… esci e ti farò un pompino… Mi farò scopare nella figa.
– Non farei mai un torto così a Franco. Culo hai detto e culo sarà.
Altra spinta ed i suoi testicoli si trovarono a solleticare la figa.
– Per pietà, basta! Esci. Tiralo via. Non resisto più. Ti faròtutti i pompini che vorrai, e mi potrai chiavare sempre… te lo giuro… sempre.
– Lo prometti? – domandò Gianni muovendosi leggermente e facendola urlare ancora. – Sulla chiappa destra hai tre nei ce formano un triangolo, se non manterrai la promessa dirò a Franco che li ho visti e lui vorrà delle spiegazioni.
– Lo prometto. Lo prometto.
Gianni le strizzò le tette e si ritirò, seppure a malincuore, dal budello che gli serrava il cazzo.
Federica continuò ad urlare di dolore finché lui non fu fuori del tutto, e quando il pene le affondò repentinamente nella figa, ebbe un sussulto.
Iniziò a pomparla con foga accarezzandole i fianchi e Federica ebbe un orgasmo violento.
– Ti piace, vero? Dillo che ti piace!
– Si. Si, mi piace. Ancora… scopami ancora…
Altra sgroppata furibonda e Federica venne ancora, ma anche Gianni era ormai sul punto di sborrare.
Estrasse il cazzo dalla figa, abbrancò la donna, la fece girare e poi ingincchiare.
Le affondò il cazzo in gola.
– Succhia e bevi tutta la mia sborra, schiava!
A Federica non rimase che ubbidire, ed alcuni istanti dopo il primo schizzo le arrivò in gola.
Poi deglutì a fatica il mare di sborra che le si rovesciò in bocca, e solo un paio di gocce le uscirono ai lati delle labbra.
– Brava, troia. No sei male ma puoi migliorare. Hai tutto il tempo che vuoi per imparare. FINE