Sinceramente non avrebbe mai pensato che le sue idee a riguardo avrebbero potuto cambiare: il feticismo dei piedi era proprio al di fuori di ogni suo pensiero, soprattutto erotico, ma, francamente, da qualche tempo aveva iniziato a pensarci su, a rifletterci sopra e, benchè fosse sconcertata nell’ammetterlo a se stessa, si era scoperta incuriosita.
Quel tizio l’aveva prima sorpresa, poi stancata con la sua fissa; ogni volta che la vedeva lavorare dietro al bancone le chiedeva spudoratamente di lasciargli leccare i piedi e lei ogni volta rifiutava in maniera perentoria, non riuscendo proprio a capacitarsi di come a un uomo potessero piacere i piedi delle donne. I suoi poi! Che lei per prima non amava affatto. Erano passati mesi ormai da quando lui le aveva fatto per la prima volta questa strana proposta e più di una stagione era trascorsa. Passato l’ultimo inverno era tornato il periodo caldo e lei, come tutti, aveva cominciato a prediligere abiti sempre più leggeri e scarpe decisamente estive; piano piano anche le calze erano rimaste nel cassetto. Questa volta l’impulso non arrivò da lui. Lui era parecchio che nemmeno si faceva vedere più: gli interessi e gli svaghi, si sa, vanno e vengono. Passavano i giorni e, stranamente, lei non riusciva a liberarsi da questa strana idea: si osservava i piedi e cominciava a immaginarlo alla loro mercé. Ogni volta cercava di scacciare queste immagini, ma ogni volta si riscopriva intenta a fantasticare: gli aveva sempre detto “no” e ora quasi si vergognava di ammettere un cambiamento di rotta. Tempo prima lui le aveva lasciato il numero di telefono: lei non l’aveva mai utilizzato e nemmeno pensava l’avrebbe fatto mai, ma adesso era solleticata dall’idea di chiamarlo e proporgli un appuntamento al solo scopo di provare ad avere la lingua di uomo sulla pianta del piede. Passarono giorni…la curiosità aumentava, il nuovo quadro la ossessionava. Si decise: cercò il numero e dopo un paio di tentativi finiti riagganciando prima della risposta, finalmente lasciò il telefono squillare fino a che lui rispose: “Pronto? “, “Luciano? Ciao sono Arianna! ”
“Ciao! ” fece lui stupito. Proprio non se l’aspettava; pensò a un bisogno “tecnico”, un’informazione di lavoro o qualcosa del genere.
“Ti ricordi quando mi proponevi i tuoi giochini con i miei piedi? ” disse lei
“Sì, certo…”
“è ancora valida la proposta? ”
Lui restò un attimo sbigottito
“Come no! – rispose senza esitazione – ma perché ? ”
“Ho deciso che voglio provare…così ho pensato: chi meglio di Luciano? ”
“Hai fatto bene! Chi meglio di me? ”
“Dove e quando? ” fece lei svelta
“Dimmi tu”
“Stasera dove lavoro! ”
“Ma c’è un sacco di gente…come facciamo? ”
“Lo trovo io il modo…tu preparati! “.
La sera lui arrivò al bar dove lavorava come cameriera. C’era già parecchia gente, lei zampettava qua e là e fece a malapena in tempo a salutarlo. Gli lanciò comunque delle occhiate finto-sadiche come era solita fare e lo lasciò lì ad aspettare. Nel frattempo Luciano le osservò le scarpe che erano differenti da quelle che si ricordava lei portasse: avevano il tacco più alto e forma più appuntita. Aspettò con un po’ di timore d’essere stato preso in giro. La notte era lunga: alle 2. 15 nel locale c’erano ancora una quindicina di persone. Dopo 10 minuti altre 5 se ne andarono. Fu allora che lei si avvicinò in fretta e gli disse in un orecchio: “Vai di sotto ad aspettami! “. Da basso c’erano la toilette e altre stanzette adibite a spogliatoi o ripostigli. Luciano scese le scale con una strana impressione d’essere un po’ trattato come un oggetto. Dopo una decina di minuti arrivò Arianna. In mano aveva un mazzo di chiavi: era molto in confidenza con la padrona del locale e praticamente si muoveva come fosse suo.
“Entra! ” gli disse aprendo una porta. Era uno spogliatoio: mezzo vuoto. C’erano solamente alcuni armadietti e una panca.
“Allora? ” chiese lui
“Allora sdraiati! ” rispose lei
“Proprio così? ”
“Sì, proprio così! ”
“A pancia in giù o in su? ”
“In su”
Luciano si sdraiò…si sentiva un po’ idiota, ma allo stesso tempo era eccitatissimo. Anche lei era un filo imbarazzata, ma non desiderava affatto farglielo capire. Si sedette sulla panca e, con aria disinvolta, gli chiese:
“Ti piacciono le mie scarpe? ”
“Carine” rispose lui
“Le ho comprate tre mesi fa, pensavo di non riuscire a portarle invece le ho tutti i giorni! ”
“Hai cambiato stile…”
“Le tolgo io o ci pensi tu? ”
Luciano le sfilò gentilmente la destra e lei restò qualche secondo col piede fluttuante nell’aria.
“Allora? Non volevi leccarmeli? Sono un po’ sudati, ma dicevi che non t’importava…vediamo se era vero o mentivi come fa il 90% degli uomini! ”
Luciano non disse nulla e Arianna appoggiò delicatamente la pianta del piede sulle sue labbra. Lui iniziò a leccare lentamente le dita che lei muoveva un po’ imbarazzata, ma anche sorprendentemente eccitata. Non avrebbe mai creduto avrebbe potuto piacerle, invece il volto di lui sotto il suo piede la riempiva di soddisfazione e il caldo della sua bocca attorno alle dita non era affatto male! Cominciò a muovere il piede con maggiore disinvoltura, in pratica scegliendo i punti dove desiderava sentire la sua lingua. Il suo sguardo era il solito finto-sadico, ma indubbiamente questa dominazione un po’ umiliante le piaceva veramente. Gli infilò tutte e 5 le dita in bocca e stette placida ad osservare come lui le succhiava le estremità. Gli fece lentamente passare il piede sulla lingua dal tallone fino nuovamente alle dita, poi esclamò:
“E l’altro? ”
Questa volta si tolse lei la scarpa e ripeté le operazioni fatte con il destro con il sinistro. Il gioco la eccitava sempre di più: fece mettere Luciano in ginocchio e si fece pulire i piedi impedendogli si muovere le mani da dietro la schiena. Lui, dal canto suo, aveva già un’erezione potente e si sentiva in Paradiso. Lei lo notò e, con grande sorpresa di lui, iniziò a strofinare i piedi sui suoi jeans.
“Che porco! “- disse – ce l’hai duro, ti viene duro a leccarmi i piedi! ”
“Se vuoi ti lecco anche le scarpe…”
“Non ci credo…”
Così dicendo lei raccolse una delle sue scarpe sul pavimento e, girandola, dalla parte interna gli disse:
“Fammi vedere”
Luciano senza esitazione, affondò il viso nelle sue scarpe e cominciò a leccare la suola sudata che da tre mesi ospitava i piedini di Arianna. Lei rise, ma non rinunciò a fargli fare la stessa cosa anche con l’altra scarpa. Le era piaciuto il gioco!
“Devo tornare di sopra” disse lei
“Aspetta” fece lui. Era un rischio, ma valeva la pena di correrlo.
“Visto che sto leccando, tanto vale farlo un po’ meglio! “. Le infilò le mani sotto la gonna leggera e ampia e, afferratole le mutandine, iniziò a tirarle verso il basso.
“Cosa fai? – disse lei sorpresa- avevo detto i piedi, nient’altro! ”
Lui si fermò e la guardò. Dagli occhi di lei poteva capire quanto quella frase fosse perentoria o meno. Mentre la guardava ricominciò a toglierle le mutandine e questa volta lei non disse niente. Le infilò il capo sotto la gonna e Arianna aprì le gambe iniziando ad ansimare, benchè ancora non fosse stata toccata. L’istinto era quello di gettarsi forsennatamente sulla fighetta che aveva di fronte, ma Luciano riuscì ad avere la lucidità di agire in modo più sensuale. La baciò sulla parte interna delle cosce, iniziò a leccare delicatamente la parte alta delle gambe, l’inguine, i peli pubici, descrivendo piccoli cerchi attorno al sesso di lei. Arianna aveva appoggiato le mani sul capo di lui e se lo tirava addosso, come per accelerare il movimento, ma lui non l’assecondava. Ad un certo punto lei, con gli occhi chiusi gli disse:
“Leccami, ti prego, leccami! ”
Allora la lingua di Luciano iniziò a toccarle il clitoride e subito il respiro di Arianna si fece più affannoso. Lentamente la lingua toccava le grandi labbra, poi nuovamente il clitoride; solo di tanto in tanto scendeva più in profondità. Dopo qualche minuto la lingua stava lavorandole il sesso con più veemenza, ma si concentrava sempre sulla zona più “alta”. Il piacere di lei crebbe fino all’orgasmo che esplose sulla lingua di lui che ne bevve i frutti come prezioso nettare. Fu lei a staccare la testa di lui dal suo sesso bagnato: “Devo proprio andare! “. Si alzò, chiuse gli occhi come per ricomporsi, fece un colpetto di tosse, si riappropriò di un volto più professionale, sospinse Luciano al di là della porta che chiuse alle loro spalle e, senza ulteriori smancerie, in fretta risalì al piano superiore. FINE
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