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Il supplizio – Lo spettacolo inizia

Dragan andò a prelevarla all’alba.
Elena era tutti intirizzita, e dovette farsi aiutare per uscire.
Era ridotta in uno stato pietoso; sporca, dolorante, mezza ingobbita per l’innaturale posizione che aveva dovuto assumere all’interno del porcile durante la notte.
Le calze a brandelli, era l’unico indumento che indossava.
La portarono alla fontana, dove la lavarono alla meglio con delle secchiate d’acqua gelida.
Dragan la aiutò a liberarsi delle calze, strappandole violentemente, dopodiché Igor arrivò con del sapone e dello shampoo.
Elena piangeva sommessamente, quasi senza farsi sentire.
L’aria dell’alba la stava ritemprando lentamente, ma lei si sentiva come una condannata a morte, la cui esecuzione si stava avvicinando inesorabilmente.
Si attaccò a Dragan, scongiurandolo di lasciarla andare, per poi lanciarsi addosso ad Igor.
Questi la spinse via tanto forte, che Elena cadde a terra, sbattendo il culo, e lanciando un urlo di dolore.
Le faceva ancora parecchio male.
L’avevano inculata nuovamente, e la ferita, ancora fresca, si era riaperta. Ora, bastava il più piccolo movimento perché il dolore si rifacesse sentire.
Il pianto aumentava, man mano che i due uomini continuavano il lavaggio.
La pulirono togliendole lo sterco e il pantano del porcile.
Poi la accompagnarono dentro in casa, ed rimesso il collare con la catena, la portarono sotto la doccia, per il lavaggio definitivo.
Non riusciva più a fare nulla.
Non riusciva neanche a lavarsi.
Cadeva a terra, priva di forze e di volontà, abbandonandosi ad un pianto tanto sommesso quanto disperato.
Dovettero intervenire ancora una volta Dragan e Igor, i quali s’inzupparono fino alle ossa, ma riuscirono a dare una bella lavata ad Elena.
La trasportarono sul letto, e la asciugarono.
Fissarono la catena al letto, poi posarono sul comodino una frugale colazione a base di latte, pane e marmellata, dopodiché la lasciarono sola.
La disperazione stava raggiungendo punte ancora più alte dell’inizio di tuta questa faccenda.
Era terribile sapere che alla sera era prevista probabilmente la propria morte…
Ma chi erano quei tedeschi, e che cosa volevano?
Dei sadici depravati, che praticavano del sesso estremo!
Una volta si recavano in Tailandia a sfogare le proprie voglie represse e terribili. Ora, trovavano delle donne disposte a tutto, anche nei vicini paesi dell’Est.
Una vera manna, anche se questa piccola italiana, superava di gran lunga le altre. Questa piccola italiana poteva arrivare dove le altre non potevano. Fino alla morte…
Che uomini o che bestie potevano essere, per chiedere tanto?
Elena se lo chiedeva disperatamente, e non trovava risposte.
Ripensava ai momenti felici passati con Marco. Alla sua casa, ai suoi cari… La testa sembrava scoppiargli…
Aveva perso tutto; e per cosa poi?
Per qualche scopata clandestina con un play boy del quale sapeva appena il nome.
Com’era potuto accadere? Cose le era successo?
Non si dava pace…. Aveva perso tutto per qualche scopata.
Gettò lontano la colazione, e pianse, pianse con tutta la forza che aveva.
Il tempo passò lentamente ma inesorabilmente.
Come una condannata a morte, man mano che passavano i secondi, lei perdeva la speranza e le forze.
Quando il sole cominciò a tramontare, Elena credette d’impazzire.
Dragan entrò nella stanza per prenderla, e lei cominciò a gridare ed ad agitarsi con le ultime forze.
Fecero fatica a scioglierla dalle catene, e la accompagnarono di sotto, tenendola ben stretta.
Sotto avevano liberato il grande salone. Tutto era pronto per il gran finale….
Elena veniva sorretta, in quanto non era in grado di camminare.
La dovettero accompagnare fino in mezzo al salone, da dove poi cadde a terra.
Si guardò attorno, e le sembrava che tutto gli girasse attorno.
Vedeva quegli uomini che la osservavano ridendo.
La testa sembrava scoppiargli, ed ad un tratto emise un gemito, e crollò svenuta.
Quando si risvegliò, si trovò legata con una grossa corda, che le passata in mezzo alle gambe, e che gli strizzava in modo incredibile i seni.
Sentiva che all’interno della figa gli avevano introdotto qualcosa, ma legata com’era non poteva controllare.
Era stesa su un tavolo, con le gambe e le braccia saldamente bloccate alle rispettive gambe del mobile.
La bendarono, togliendole così la possibilità di vedere cosa l’attendeva..
Ora poteva solo sentire il chiacchierio divertito dei presenti.
Sentiva che ogni tanto tiravano la grossa corda in modo che questa strizzasse maggiormente i seni, e penetrasse in mezzo alle gambe, ferendo la figa, e spingendo l’oggetto che aveva dentro, maggiormente all’interno.
Elena sentiva un misto di dolore e di terrore incredibile.
Stranamente però, ora che stavano giocando con il suo corpo, la sua attenzione era tutta rivolta a quei giochi.
Incredibilmente, sentì del piacere!
Il movimento della grossa corda, che le strisciava l’interno delle cosce, e che spingeva in su probabilmente un vibratore, le procurava un’eccitazione mai provata.
Che le stava succedendo? Forse stava impazzendo e stava uscendo con la mente dalla realtà?
Cominciò a muovere il bacino, per assaporare maggiormente il lavorio di corda grezza.
Sentiva il piccolo vibratore scivolare più profondamente, e gli scappò dei mugugni.
Gli uomini se ne accorsero, e si precipitarono su di lei.
Allentarono la corda nella figa, estrassero il piccolo vibratore, e constatarono che la figa si era lubrificata.
Infilarono un grosso cazzo di gomma, e tirarono nuovamente la corda.
Il cazzo di gomma s’infilò subito nella figa, facendola gridare dal dolore, ma subito dopo, risentì di nuovo un senso di piacere incredibile.
Quell’eccitazione le stava facendo dimenticare tutto.
Nuovamente si stava trasformando dall’Elena moglie di Marco, tutta casta e pudica, nell’Elena, amante di Massimo, che pensava solo al sesso.
Noncurante di tutto quello che aveva passato, e delle paure del futuro, Elena si dimenava come un’ossessa, nel tentativo di assaporare, attimo per attimo quel momento.
Non poteva vedere cosa facevano, sentiva solo il suo corpo legato e profanato.
Ad un tratto, sentì che le liberavano le gambe, e che la stavano sollevando in alto.
Sentì il suo culo sollevarsi leggermente, mentre la corda le massacrava la figa con tutta la sua ruvidezza.
Non si chiedeva cosa l’aspettasse, ma aspettava con ansia qualche altra profanazione.
Sentì che le allargavano al massimo le cosce, e che le stavano togliendo la grossa e ruvida corda.
Ora la stavano slegando anche dal tavolo, e con un colpo secco, le tolsero il tavolo da sotto di lei, e così si ritrovò appesa a testa in giù.
Con le braccia poteva ora toccare terra.
Fermò il suo dondolio, ed aspettò.
Sentì che le toglievano il cazzo di gomma dalla figa, e che stavano armeggiando con qualcos’altro.
Non osò togliersi la benda, e stette ferma ad aspettare.
Appesa a testa in giù, l’avevano alzata in modo che la figa risultasse all’altezza dei visi dei partecipanti, ed ora, sentiva che a turno, le leccavano la figa.
Vi affondavano il viso, in quella nera peluria, tutta bagnata da quell’imprevista eccitazione.
Elena, incredula lei stessa, godeva per quanto le stavano facendo, e mugugnava, ancorandosi con le mani al pavimento, per far maggior resistenza alle bocche degli sconosciuti.
La leccarono sapientemente e violentemente, senza disdegnarne qualche piccolo morso alle grandi labbra.
Giocarono con quella figa per un bel pezzo, noncuranti della posizione scomoda nella quale Elena si trovava.
Elena gemeva, e per la prima volta, godeva per quel supplizio.
Abbandonata ogni paura, accettata la parte che le era stata assegnata, con rassegnazione, stava avendo un orgasmo dietro l’altro.
La sua figa era oramai bagnata all’inverosimile.
Aveva abbattuto l’ultima barriera, e si stava godendo ogni leccata, ogni violazione della sua vagina.
Gemeva e si dibatteva, non più per evitare il supplizio, ma per assaporarlo maggiormente.
Dopo averle leccato ed ispezionato minuziosamente la figa, passarono al culo, e le lingue s’insinuarono nello stretto e martoriato ano di Elena, lubrificandolo, e preparandolo per la susseguente ispezione.
Elena sentì varie dita, che a turno si insinuarono nel culo, e le sentì muoversi velocemente e lentamente, con un’alternanza di colpi che non faceva altro che aumentarne l’eccitazione.
Restò a testa in giù per un bel pezzo, quando, stanche di quel giochetto, decisero di metterla in una posizione migliore.
La abbassarono, sistemandola su un materasso posto sul tavolo.
Non c’era più bisogno di legarla. Elena stava godendo, e non c’erano più dubbi sulla sua accondiscendenza al supplizio.
Distesa sul materasso, si dimenava come un’ossessa, vogliosa e lussuriosa come non mai.
Non le importava più nulla. Voleva e cercava di godere il più possibile.
Sentiva molte mani sul suo corpo, che toccavano e palpavano dappertutto, non tralasciando un solo centimetro del suo corpo.
Sentiva un’infinità di dita che s’insinuavano nel suo copro, di lingue che leccavano ogni centimetro della sua pelle, di mani che strizzavano i suoi seni, lingue che risalivano dalle caviglie all’interno delle cosce.
Cominciarono a baciarla, e le lingue si alternavano dentro la sua bocca, in un turbinino inimmaginabile.
Era al settimo cielo, e cercava con le mani, di raggiungere più corpi e cazzi possibili.
Decisero di passare ai pompini, e le tolsero la benda.
Elena, dal tutto partita, poté così vedere, che aveva di fronte, quattro uomini e quattro donne, tutti seminudi, che oltre che giocare con lei, giocavano tra di loro.
Vide una donna che mentre un uomo la scopava da dietro, le stava leccando la figa.
Un altro uomo la stava baciando, mentre una donna gli leccava il culo.
Era uno spettacolo ed una sensazione incredibile!
Era estasiata, e oramai si concedeva senza limite alcuno.
Si avvicinò al primo cazzo che era alla sua portata, e se lo mise in bocca con una tale voracità, che l’uomo e ne preoccupò, e temette per la sua incolumità.
Elena era diventata una furia.
Riconquistata la “vista”, si gettava come un’assatanata su ogni cazzo che gli passava davanti.
La bloccarono, ed una donna si mise a cavalcioni su di lei, offrendole la figa.
La folta peluria bionda di quella sconosciuta, era davanti al suo naso, ed Elena la vedeva danzare sinuosamente davanti a lei.
Non ci pensò molto, ed affondò la sua bocca su quel folto pelo, afferrando saldamente i glutei della donna, tirandola verso di se.
Oramai la sala era tutto un gemito, e le coppie si stavano dando da fare a più non posso.
Elena era l’ospite d’onore, posta su quel tavolo, dove ognuno poteva affondare la lingua o il cazzo, oppure la figa, dove meglio credeva.
Elena non capiva e non rifiutava più nulla, ma rispondeva attivamente a qualsiasi invito.
Stava godendo come non aveva goduto mai.
Vedeva tutti quei corpi avvinghiati, che si leccavano, che si toccavano, che si violavano l’un l’altro, ogni apertura del corpo, e non capiva più nulla.
Uno salì sul tavolo, e cominciò a scoparla, mentre un altro, da dietro, si faceva leccare le palle.
Elena vedeva attorno a sé un grande, unico, spettacolo di sesso, e senza rendersene conto, si era lasciata andare completamente.
Le strizzarono i seni con le mani fino a lasciarle dei segni, e le leccarono talmente tanto la figa ed il culo, che le sembrava di averne perso la sensibilità.
Venne varie volte, e in un modo che non le era mai capitato.
Urlava di piacere, ed allungava le mani, per catturare i cazzi che le passavano accanto.
Ad un certo punto la presero, e messa con i piedi per terra, e fattala appoggiare sul tavolo, presero ad incularla.
Al gioco partecipavano anche le donne, che si erano premunite di alcuni falli artificiali, ed Elena, non sentendo incredibilmente più dolore, si lasciò fare.
La distesero, e la presero in due contemporaneamente.
Elena credeva di essere letteralmente spezzata in due.
Un cazzo grossissimo le era entrato in figa, e subito dopo un secondo in culo.
Sentiva i due cazzi dentro di se, separati da un nonnulla che sembrava volesse lacerarsi.
Un terzo pensò bene di farsi leccare il cazzo.
Elena godeva come una pazza. Non lo avrebbe mai creduto….
Cominciarono a sborrarle addosso.
Da principio le riempirono di sborra il culo, poi toccò alla figa.
Anche gli altri due uomini parteciparono, e riversarono su di lei la loro dose di sperma.
Dopodiché, risistemata sul tavolo alla pecorina, ed allargatole i buchi, le donne presero a leccarle tutta la sborra che fuoriusciva. da ambedue i buchi.
Lei si teneva saldamente ai bordi del tavolo, e si morsicava il labbro inferiore per resistere a quell’enorme stato di eccitazione.
La ripulirono lentamente e delicatamente, dopodiché sentì una mano penetrarla in figa.
Gridò dal dolore, e dovettero tenerla ferma, finché lentamente, la mano penetrò interamente dentro di lei.
Sentiva il dolore attenuarsi, e sentiva nel contempo che il movimento della mano aumentava.
La stava letteralmente rovistando dentro, e dopo pochi attimi, la mano, lubrificata anche dalla sborra che era rimasta dentro, si muoveva indisturbata, senza più alcun impedimento.
Elena si attaccò ad un braccio di un uomo che le era davanti, e si trovò a baciarlo voluttuosamente.
Le lingue saettavano dentro le reciproche bocche, e sembrava non volersi più staccare.
La tennero ferma, anche se oramai non ce n’era più bisogno.
Estratta la mano dalla figa, le donne si rituffarono a leccarle tutti i numerosi umori che le fuoriuscivano.
La figa praticamente gocciolava, e le quattro donne facevano a gara per ripulirla.
Dopo l’esplorazione della figa, toccò al culo.
Le fecero leccare una scultura rappresentante un enorme cazzo, di mogano.
Glielo fecero leccare per bene, poi la distesero sulla schiena e le tennero alzate le gambe.
Elena vide un uomo avvicinare l’enorme fallo di legno nero verso il suo culo.
Ebbe timore per le ferite che ancora erano fresche, ma socchiuse gli occhi ed aspettò la deflorazione, che avvenne senza particolari difficoltà.
Tutti osservavano quel culo alzato, quelle gambe protese per aria, e quel pezzo di legno, che entrava ed usciva con estrema facilità da quel culo ancora segnato da profondi segni rossi,
Gridò un’ulteriore orgasmo, e sfinita, rilassò tutti i nervi.
Era completamente esausta…
Quelle persone, fino a quel momento, non si erano dimostrati tanto sadici… al contrario, l’avevano fatta godere in modo incredibile per varie volte.
Si sentiva svuotata.
Le forze ancora una volta stavano per abbandonarla, ma questa volta, non per causa delle sevizie…
Aveva assaporato cose che mai avrebbe creduto possibile, ed era ancora lì, che cercava di raggiungere altri orgasmi, succhiare altri cazzi, farsi sbattere ancora, ancora, ancora….
La lasciarono respirare un attimo, poi tornarono tutti su di lei.
La presero di peso e la sollevarono.
Con sorpresa, vide che fissato sul pavimento c’era un’altra scultura, di dimensioni notevoli.
La forma ed il legno era lo stesso, ma le dimensioni erano davvero notevoli.
Era un cazzone nero, alto circa 80 cm, e con un diametro che lo faceva assomigliare ad un paracarro!
La trasportarono sopra il cazzone, e le divaricarono le gambe.
Sentì che le stavano applicando una buona dose di crema, poi cominciarono ad abbassarla lentamente.
Gemeva, con un misto di dolore e di piacere.
Non si ribellava, trovando la cosa inutile…. e poi, sentiva che era ancora in grado di provare piacere.
Il cazzone faticava ad entrare, ma lentamente, la cappella si fece largo, allargando in maniera indescrivibile la piccola e pelosa figa di Elena.
Si aggrappò alle braccia che la tenevano sollevata. Se scivolava di peso su quell’affare, certamente si sarebbe fatta molto male.
La tenevano ben salda, mentre le mani delle donne andavano ad accarezzarle i peli, quasi a consolarla per il dolore provocato da quella terribile prova.
Piano piano Elena si “sedette” su quel cazzo, e si trovò impalata a quel cazzone nero.
I piedi non toccavano per terra, e si aiutava con le mani, tenendosi a quel “palo” nero.
Spompinò un uomo, mentre si teneva in equilibrio, mentre gli altri si masturbavavano allegramente.
Quando l’uomo le venne in bocca, lei aveva i bracci indolenziti… Non riusciva più a mantenersi in equilibrio, ma non poteva nemmeno mollare la presa, per non farsi male.
Chiese aiuto, ma tutti stavano scopando attorno a lei, e non le prestarono attenzione.
Tentò di scendere, ma non riusciva a toccare il pavimento, ed ogni movimento ora le costava un dolore atroce.
Fece forza sulle braccia per tentare di sollevarsi, ma non ci riusciva, in quanto la crema era scivolata giù, e rendeva il legno scivoloso.
Dovette piegarsi in avanti, e si lasciò cadere.
La lasciarono a terra, intenti tutti a scopare.
Lei restò in attesa di qualcosa che non arrivava. Nessuno sembrava ora occuparsi di lei, e lentamente si rialzò, e stette ad osservare quegli otto corpi avvinghiati tra di loro in complicati amplessi.
L’enorme stanza, era stata liberata alla bisogna, ed era ricoperta con delle coperte, ed ora i corpi nudi dei partecipanti all’orgia, si stavano rotolando in tutti gli angoli della stanza.
Elena si sedette su un angolo, e sette ferma lì, senza muoversi, ad osservare la scena, e senza accorgersene, si trovò intenta a masturbarsi.
Si meravigliò del fatto, che nonostante tutto quello che la sua figa aveva subito, ora sentisse la necessità di masturbarsi ulteriormente.
Introdusse due dita in figa, e cercò un ulteriore, l’ennesimo orgasmo della serata.
Gridò, quando questo arrivò, gridò tanto da far sì che gli altri si fermassero ad osservarla, mentre muoveva freneticamente quelle dita dentro la figa.
Venne, dopodiché si piegò su un lato, e si distesa su un fianco, ansimando rumorosamente.
Gli altri si avvicinarono, e piano piano cominciarono ad accarezzarla, quasi per scusarsi di essersi dimenticati di lei.
La baciarono a lungo, dopodiché si alzarono tutti.
Ad un tratto avevano deciso di smetterla, e si diressero nella vicina stanza.
Dentro c’era un tavolo imbandito, con ogni sorta di cose da mangiare.
Si misero a rifocillassi. Ci voleva dopo due ore di sesso ininterrotto.
Anche Elena fu del banchetto, e i tedeschi furono gentili nell’offrire a lei ogni tipo di cibo o di vino.
Sembrava che tutto filasse liscio.
Fino a quel momento, Elena non solo non aveva subito alcun tipo di violenza di una certa consistenza, e per ciò non solo non aveva sentito dolore, ma al contrario, aveva goduto come non mai nella sua vita.
Le persone, completamente nude, continuavano a mangiare tartine e pasticcini, ridendo e chiacchierando, noncuranti di Elena, che tranquillamente, nuda come gli altri, girava attorno al tavolo imbandito.
Poteva forse tentare di scappare, ma la mancanza di Marco e degli altri, voleva dire che erano fuori di guardia, per cui, era meglio non fare cose avventate.
In fondo le era piaciuto, ed il pensiero della fuga non le passò nemmeno per la testa.
Si detestava forse per questo, ma quello che le avevano fatto quella sera, le era piaciuto.
Forse aveva proprio ragione Marco: era una troia e non lo sapeva…
Forse, proprio perché Marco era il suo legittimo sposo, non si era mai veramente lasciata andare, scoprendo lentamente questo suo aspetto sessuale.
Le scopate con Marco erano tranquille, senza fantasia, senza tanti preliminari, e questo perché era lei che lo voleva.
Ora, costretta dai fatti, dalla violenza e dalle torture, aveva scoperto tutti gli aspetti del sesso, ed aveva cominciato a capire anche quel suo lato oscuro, quel lato che solo con l’incontro con Massimo aveva cominciato a presentarsi.
Aveva avuto bisogno della violenza e della costrizione per svelare a se stessa, che in fondo, gli piaceva scopare, prenderlo in culo, farsi sborrare in bocca, leccare più cazzi possibili….
Era talmente appagata in quel momento, che riusciva a dimenticare la sua posizione, di schiava e di probabile condannata a morte.
Forse la tensione la avevano fatta impazzire, ma ora era lì, tranquilla, con un bicchiere di spumante in mano ed un tramezzino sull’altra, che pasteggiava completamente nuda, appagata ed apparentemente tranquilla.
Non sentiva più nessun tipo di dolore, come se non fosse accaduto niente prima di quella sera…
Si sentiva stranamente bene….
Dopo una mezz’oretta, entrò l’amico Igor, che disse alcune parole in tedesco.
I signori si zittirono, e tutti osservarono Elena.
Misero giù i calici ed i pasticcini, e si avvicinarono a lei. Uno ad uno dettero un bacio sulle labbra ad Elena, dopodiché uscirono, lasciandola sola con due donne.
Queste la presero per mano, e la condussero nella sua camera.
I sorrisi erano scomparsi, ed i visi delle due bionde teutoniche, dall’apparente età di 30-35 anni, denunciavano una certa tensione.
Cosa le sarebbe successo ora? FINE

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Luce bassa, notte fonda, qualche rumore in strada, sono davanti al pc pronto a scrivere il mio racconto erotico. L'immaginazione parte e così anche le dita sulla tastiera. Digita, digita e così viene fuori il racconto, erotico, sexy e colorato dalla tua mente.

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