Lucio fa parte di un gruppo di ragazzi che amano divertirsi, andare a ballare, bere e fumare qualche spinello. È un ragazzo alto, moro, palestrato, piace abbastanza alle ragazze. Il gruppo che frequenta è bene o male composto da ragazzi della sua stessa età, intorno ai 25 anni, che hanno tutti gli stessi interessi.
Un giorno, ad uno dei componenti del gruppo viene rubato un scooter. Il rapinatore, maldestramente, si fa riconoscere, fa parte di una banda di ragazzi che frequentano un bar a pochi chilometri di distanza dal loro punto di ritrovo. Attraverso delle conoscenze Lucio ed altri ragazzi riescono ad ottenere il mezzo, ma in cambio devono pagare trecento euro. Pagano controvoglia, ma riottenono lo scooter. Una volta ritornati nel luogo dove sono soliti ritrovarsi, però, discutono di quanto accaduto e a loro non va proprio giù il fatto di aver dovuto pagare una sorta di riscatto e meditano vendetta, ma non sanno che fare. Ad un certo punto interviene Fabrizio, uno dei componenti che ha sempre le idee più cattive, proponendo un rapimento: Giovanna, la ragazza di quello che ha effettuato la rapina. Avrebbero “giocato” un po’ con lei, si sarebbero fatti fare un pompino e l’avrebbero lasciata nelle campagne. L’idea non convince tutti, sono un po’ preoccupati dalla reazione della banda, ma alla fine il piano viene studiato. Decidono di rapirla la mattina, quando la ragazza va all’università. Quando scende da casa deve attraversare una strada non molto trafficata di mattina e lì che potranno prelevarla. Al ratto partecipano solo in tre, gli altri non vogliono partecipare. L’indomani mattina si alzano tutti di buon ora e si appostano lungo la strada che la ragazza dovrà attraversare. Giovanna non è una ragazza molto alta, circa un metro e sessantacinque, occhi verdi, bionda, una terza abbondante e u bel culo a mandolino. Come tutte le mattine, quando si reca all’università, scende da casa e si incammina verso la fermata dell’autobus, si accorge che stranamente c’è qualcuno che sembra seguirla ma non ci fa molto caso. Uno dei rapitori le corre dietro e le mette un panno imbevuto di alcool sotto il naso così da stordirla, gli altri due si avvicinano, la prendono in braccio e la portano nell’auto parcheggiata lì vicino. Una volta entrati si dirigono verso un casolare abbandonato in campagna. Qui legano le braccia della ragazza ad un palo ed aspettano vogliosi il suo rinvenimento. Dopo circa venti minuti la ragazza si sveglia ancora stordita, si guarda intorno comincia a focalizzare ciò che le è accaduto ed urla. Le dicono di non strillare in quanto nessuno potrà venire in suo soccorso perché si trovano in aperta campagna e lì non passa mai nessuno. Giovanna li guarda terrorizzati e chiede di essere liberata così non dirà niente mai a nessuno. I ragazzi non sono d’accordo e le spiegano che se farà tutto come vorranno loro non le faranno male, vogliono soltanto un po’ divertirsi con lei. Giovanna sentite queste parole inizia a piangere. Intanto uno di loro si avvicina a lei ed inizia a toglierle la mogliettina. La ragazza inizia a scalciare ed ad urlare, così capiscono che non sarà una cosa facile. Nell’ambiente in cui si trovano ci sono dei grossi massi, decidono di legare le gambe della ragazza a questi massi. Prima le prendono una gamba e la legano ad un masso, poi facendo sì che le gambe siano ben divaricate legano anche l’altra ad un altro masso e per non sentire le urla della ragazza decidono di fasciarle la bocca. In questa posizione oscena si trova con gambe e braccia legate e sta mostrando il suo slip agli aguzzini. Tutti e tre si avvicinano le strappano la maglietta con un coltello ed iniziano a toccarle il seno. Anche il reggiseno viene strappato e i ragazzi si divertono a strizzarle i capezzoli. Giovanna grida tanto che le sue urla si sentono anche con la benda. I ragazzi sentendo questi strilli si sentono ringalluzziti e continuano più avidamente. Le strappano la gonna e subito dopo lo slip. Ora la sua figa da qualche giorno depilata è alla mercè dei ragazzi, ma la ragazza si dimena sempre non sta un po’ ferma. Uno dei ragazzi vede che in fondo alla sala ci sono delle candele usate, si dice infatti che da queste parti si svolgono messe sataniche e forse queste candele saranno servite proprio a questo. Quando si avvicina per raccoglierle si accorge che più che candele sono ceri di sette otto centimetri di diametro e gli viene subito in mente un’idea. Dice ai ragazzi di trattenerla ferma per le gambe ed al resto pensa lui. Così fanno gli altri due, le bloccano le gambe, e le divaricano al massimo. Il terzo si posiziona in mezzo a loro e punta dritto il cero nella figa della ragazza. All’inizio fa un po’ di resistenza ad entrare il cero, poi forzando entra. Giovanna grida e maledice i ragazzi che continuano. I tre si slacciano i pantaloni e tirano fuori i loro cazzi già in tiro. Li strusciano sulle gambe della ragazza e appena cedono nel tenerla ferma subito la ragazza cerca di svincolarsi. Il ragazzo che sta al centro continua nel movimento ondulatorio del cero. Dalla figa escono i primi umori, i ragazzi se ne accorgono e si eccitano ancora di più. Quello che sta sulla destra appena può, prende tra le mani i capezzoli e li stringe tra le dita mentre l’altro tra un movimento ed un altro della ragazza cerca di metterle un dito nel culo, ma non sempre ci riesce. All’interno della stanza c’è anche una bottiglia di birra di 0, 75 mezza piena. Dopo un po’ sfilano il cero dalla figa della ragazza e decidono di cambiare posizione. La prendono, non senza difficoltà, e la sdraiano su un tavolo da lavoro con il seno sulla panca, in posizione novanta gradi, bloccandole le braccia e le gambe con delle corde e legandola ai quattro piedi del tavolo. In questa posizione mostra entrambi i suoi due buchi. Giovanna ormai è esausta, stanca, anche perché le hanno fatto nuovamente annusare il panno imbevuto di alcol, non reagisce quasi più. Prendono la bottiglia di birra e la infilano in sol colpo nella figa della ragazza, nella quale entra anche un po’ di birra. A turno le infilano le dita dentro il buco del culo, prima una poi due poi tre. Prendono il cero e senza umidirlo glielo infilano nel culo e la ragazza emette un grido disumano. Glielo infilano e glielo tolgono più volte e dal buco del culo esce un rivolo di sangue. Prendono la bottiglia la girano e la infilano nella figa non dalla parte del beccuccio, ma dal culo della stessa. Decidono poi che è il momento di partecipare attivamente, tolgono il cero e la inculano a rotazione. Prima di sborrare escono dal culo e infilano il cazzo nella bocca di Giovanna ormai senza senso ed eiaculano lì dentro. Dopo che tutti e tre hanno finito, tolgono dalla figa della ragazza la bottiglia ed infilano nel culo della stessa il cero e lo accendono. Dalla fiamma si accendono la sigaretta. Dopo aver finito di fumare si rivestono, prendono la ragazza ancora legata mani e piedi e la gettano lungo una strada di campagna in periferia. Chiamano il suo ragazzo, in maniera anonima, e gli danno le indicazioni per andarla a prendere. FINE