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Cena a sorpresa

-Buona idea, così aumentiamo l’effetto del bavaglio e questo bel tomo ci disturberà di meno coi suoi versi.
Ma ti pareva… Tanto sono io la vittima, vero? Sentii le mani di Gatta armeggiare con le cinghiette e le loro fibbie, poi mi sfiorò la testa con le sue mani e me ne approfittai cercando di sfregarmi, come un gatto, su di esse, per goderne il contatto il più a lungo possibile. E al momento sembrava assecondarmi: sentii una delicata carezza attraverso il cappuccio, carezza che la sua mano mi offriva partendo dalla mia fronte, che scivolava in su, fino ad arrivare dietro la mia nuca.
Che tenerezza…
Ma ben presto capii il motivo di tale tenerezza. La mano, giunta dietro alla nuca, in realtà era lì per tenermi fermo mentre lei mi applicava la museruola sul viso. Ben presto il cuoio mi avvolse il mento insieme a tutta la parte bassa del viso, premendo se pur in modo anomalo. Infatti, la forma della museruola era sagomata in modo da aderire alle labbra chiuse; ma visto che la pallina di gomma sottostante causava una sporgenza e inoltre la mandibola era totalmente flessa, tutto il copribocca risultava piuttosto stretto: altro motivo di penosa scomodità certamente destinata, col passare del tempo, a trasformarsi in una vera e propria tortura.
E per di più eravamo solo all’inizio del viaggio! Ma dove siamo diretti? Sì certo, siamo in autostrada, ma quale autostrada? E fino a che punto vogliono arrivare nel loro gioco? Ma è poi un gioco per loro? ?
Tutte queste domande si affollavano nella mia mente mentre la pressione che sentivo man mano distribuirsi sulle mascelle mi lasciava indovinare quali fibbie venivano chiuse mano a mano venivano messe in tensione. E se al momento non era sensazione dolorosa, non ardivo sperare che mi venissero lasciate così lente: di certo Gatta sapeva che non conviene stringere subito un singolo tirante; è molto più efficace applicare la tensione gradatamente e progressivamente una fibbia alla volta, facendo più volte il giro.
-Oh, stai attenta a non soffocarcelo veramente… Se no poi con che cosa ci divertiamo noialtre due? – Era la voce di Desideria, che probabilmente sbirciava dallo specchietto retrovisore.
Mi definiscono con un “che cosa”, non con un “chi”… Non sono dunque più una persona, un uomo… Un oggetto, un giocattolo nelle loro mani! Sì, per loro sono un giocattolo. Beh, un giocattolo che certo spera di non essere buttato dopo l’uso! E per il momento il giocattolo è ancora soddisfatto di essere tale nonostante tutto! Ma in seguito… ?
-Ma figurati, – replicò Gatta:
-questo qui non soffocherebbe neppure se fosse sott’acqua! Ci tiene troppo a continuare il gioco… Vero, ciccio bello? Rispondi!
Emisi il solito mugolio con cenno affermativo del capo; Gatta, soddisfatta del mio consenso, continuò a stringere le cinghie. Di questo passo mi farà soffocare… Anzi, direi piuttosto che sembrano scoppiarmi le mascelle! Questa pallina cacciata dentro con le sue cinghiette che mi straziano gli angoli della bocca… La fascia di stoffa che mi stringe le guance… E ora anche questa pressione sulla mandibola! ..
E in più non vedo proprio nulla, sono cieco. Il buio è il mio mondo: a pensarci mi hanno privato di quasi tutti i miei sensi! Mi rimane solo l’udito: anche il tatto mi è andato a zero con queste legature strettissime!
Non so quanto potrò ancora resistere!
Anzi… Lo so perfettamente! Il mio destino è di resistere fin quando lo vorrà Lei! Crudelmente semplice! Che ironia, si direbbe che sia persino bello essere schiavi: non c’è più nulla da decidere, nessuna responsabilità. Ci pensano gli altri in vece tua! Naturalmente Gatta non poteva fare a meno di notare gli anelli che, posizionati alla sommità della testa e sotto il mento, robusti e fissati saldamente alla museruola, dovevano servire per l’appunto come agganci per ulteriori legature atte a vincolare la testa ancora di più.
Spinto da due braccia energiche dovetti spostarmi sul lato destro del sedile, a ridosso della porta, e sentii agganciare la cintura di sicurezza; subito dopo mi sentii forzare le ginocchia verso l’alto. Compresi che Gatta, tramite una corda, stava collegando le mie ginocchia già legate fra loro con il tratto di corda che mi passava davanti al collo. Questo, è vero, allentava la tensione sulla mia gola facilitandomi la respirazione; ma nel contempo le mie braccia, legate per i gomiti dietro la schiena con quella stessa corda a strozzo, si ritrovavano giocoforza sollecitate verso l’alto. Il che mi provocava nuova ed ulteriore sofferenza.
Ma non era finita. La stessa corda veniva evidentemente collegata ad un punto che poteva benissimo essere il poggiatesta di Pamela (che occupava il sedile davanti a me); proprio Pamela iniziò infatti subito a lamentarsi:
-Brava, eh? Così come faccio io a godermi lo spettacolo?
-E che dovrei dire io? – la tacitò Desideria.
-E non fate le mocciose, vi ho detto che poi toccherà a voi, – tagliò corto Gatta con un tono un po’ seccato: forse non le piaceva che le altre due si intromettessero nelle sue scelte!
Il tocco finale al mio impacchettamento comunque stava per giungere: l’ultima sollecitazione infatti fu applicata tramite l’anello fissato alla museruola sulla sommità della mia testa. Gatta lo aveva agganciato, non so tramite quale genere di laccio, alla maniglia di sostegno che era appena al di sopra della portiera.
Un agnello destinato al macello! Che illuminazione! Sì, è quel che sono. Mi ritrovo bloccato completamente, quel coso vibrante lì nel sedere ormai da non so quanto… la testa compressa all’inverosimile come in una morsa… e questa posizione assurda, metà tirato in avanti e metà appeso alla maniglia… le ginocchia anch’esse tirate su…
Proviamo un po’! No, non ce la faccio ad abbassare la testa… E la cintura di sicurezza poi… Mi pare che i polsi e le braccia proprio non ci siano più! Ma poi quando vorranno fermarsi queste? Dove stiamo andando?
Inaspettatamente la vettura iniziò a rallentare.
Il casello?
E si fermò.
E col casellante come si fa? Scegliessero almeno la porta Viacard! Invece la macchina effettuò alcune manovre e intuii che Desideria era entrata in un’area di servizio e stava posteggiando. Speriamo che abbia scelto una zona buia…
-Sì, ma ora voglio vedermelo bene pure io come è conciato il nostro bel salamino, – esclamò la Desy girandosi verso di me, e quasi subito aggiunse in tono esultante: -Fantastico! E come si slega più? Sei un master, Gatta! Ohi ragazze, andiamo a berci un caffè?
Ehi, e mi lasciate qua così? Ma ormai nemmeno i mugolii passavano più attraverso i bavagli che mi affliggevano. Sentii chiudere impietosamente le portiere e lo scatto della serratura. Almeno questo! Ci mancherebbe solo una visita a sorpresa! Immaginavo comunque che attraverso il finestrino si potesse chiaramente vedere in che condizioni mi trovavo! Solo. Nel silenzio della notte.
Infatti ero solo nella notte, impacchettato, imbavagliato e impastoiato quasi totalmente: gli unici movimenti che potevo fare erano ridicoli spasmi delle gambe al di sotto delle ginocchia. E comunque non osavo nemmeno prendermi troppo quella insignificante libertà, visto che le manette mi stringevano ancora e molto efficacemente le caviglie: ogni movimento poneva in tensione i muscoli e faceva sì che il metallo mi torturasse ancor di più la carne.
Ma poi che cavolo mi muovo a fare? Liberarmi o sperare di liberarmi è proprio fuori discussione: lasciamo perdere i vari legami, ma le manette si aprono solo con la loro chiave. E dove si trova la chiave? Nel taschino di Gatta? O a pochi centimetri di distanza dalle mie dita? Ma nello stato in cui mi trovo, se anche fossero qui accanto sarebbero irraggiungibili come se fossero su un altro pianeta.
L’unica mia parte libera era la mente, infatti; cominciai dunque a farla lavorare, soprattutto a riflettere sulla situazione in cui mi ero cacciato. Tornai idealmente indietro nel tempo rievocando il momento in cui fu organizzato quell’incontro. Ed alla mia ingenua gioia all’idea di incontrare tre nuove amiche consapevoli delle mie passioni in campo erotico. “Chissà che non ci scappi qualcosa? ” avevo pensato nella mia presunzione di maschietto. Una bella orgetta, magari? Prego, accomodarsi! Un’orgia di legamenti e costrizioni su di me, ne è venuta fuori… e soprattutto io vi recito un ruolo ben diverso dal previsto!
Ripensando a tutta questa storia oggi, riconosco che quando il discorso cadde sull’argomento bondage avrei dovuto accorgermi delle occhiate ammiccanti che quelle tre si scambiavano, per non parlare di tanti cenni col capo e sorrisetti vari.
Avrei dovuto magari anche avere un minimo di cautela quando mi chiesero di vedere qualcosa. Non erano esperte, dicevano loro, e volevano proprio imparare. E io, cascandoci in pieno a mò di pera cotta, mi ero pure gasato all’idea di mostrare loro le mie tecniche; solo che pensavo che una (o magari non solo una) di loro si offrisse o accettasse il ruolo di cavia. E invece.. !
E poi questo fatto di rapirmi. Oh certo, intrigante, ma dove mai mi avrebbero portato? E per di più mi ero reso conto che Gatta non era affatto tenera nell’applicazione di corde e lacci. Anzi! Naturalmente lei non si rendeva conto di ciò che provava la sua vittima, quindi poteva stringere a suo piacimento. A ben pensarci, me l’aveva anche detto che vedere uno che soffre la eccita e vedere fino dove poteva arrivare un’esperienza le dava una carica eccezionale. Sentivo per l’appunto gli effetti dei suoi esperimenti su me stesso e proprio in quel momento: non aveva scherzato!
Iniziai dunque un viaggio esplorativo mentale: passai in rassegna tutto il mio corpo dolente. Le braccia. Vediamo… cielo, mi pare siano tutto un blocco unico e privo di sensibilità. Con queste corde ai gomiti la circolazione si è fermata quasi del tutto ormai da un po’. Le caviglie. Così serrate dalle manette. Le sento ancora quelle, almeno. Ma ora anche le corde alle ginocchia cominciano a farsi sentire! E ci credo, le gambe si sono trovate piegate ed i muscoli si sono dilatati. Ma che dire? Di certo la mia nuova Padrona non è a conoscenza di questo meccanismo e che i muscoli dilatati risentono maggiormente della pressione delle corde. Ma temo che lo imparerà a mie spese!
Mi teneva compagnia il vibratore che era ancora acceso. Purtroppo per me, le batterie erano nuove (le avevo cambiate il giorno prima), e pertanto avrebbero continuato a fornire energia, cioè a causare vibrazioni, ancora per ore. Ormai questo trattamento mi aveva quasi inebetito: le vibrazioni si trasmettevano dallo sfintere anale, ai tessuti rettali, all’osso sacro e da questo al resto del corpo fino a risalire proprio al centro del cervello.
Pensare che mi ci eccito a pensare queste storie! E invece l’idea di eccitarmi (ammesso che ne avessi ancora voglia) non mi sfiorava nemmeno. Ed era un bene, in fondo: non appena il mio membro avesse iniziato ad irrigidirsi, le cordicelle lo avrebbero inciso e tagliato come un salamino regalandomi fitte dolorosissime. E dopotutto la zona genitale è sensibilissima! Per di più, anche la cinghia in vita mi torturava: se è vero che mi era stata applicata solo per fissarmi il vibratore, non era affatto lasca.
Era come se le mani della mia torturatrice fossero ancora lì a cingermi la vita fino a togliermi il respiro e a bloccarmi la digestione. Era come se le sue dita mi scavassero nel retto cercando di arrivare, su su, fino alla gola. Che potenza può avere la fantasia! Ma invece non era frutto di fantasia l’affanno che aveva iniziato a impadronirsi di me mio malgrado: il mio respiro si era fatto corto ed affannoso, un po’ a causa del dolore ed un po’ perchè le costrizioni impostemi mi rendevano alquanto difficile trarre lunghi respiri, specie in quella posizione per nulla comoda: mi trovavo infatti come in equilibrio instabile sulla punta delle natiche; meglio ancora, le natiche stesse non poggiavano quasi sul sedile, poichè le mie ginocchia erano tirate verso l’alto e la testa risultava forzata in avanti e impossibilitata ad inchinarsi. Una posizione decisamente innaturale!
E infatti cominciavo a sentire crampi in varie parti del corpo, anche in punti non costretti dai legami. Il collo ad esempio: seppure sollevato dall’ansia di quella minacciosa corda con cui avevo rischiato di strozzarmi (ne era stato ottenuto un comodo ancoraggio per altro legaccio), doveva sì sopportare solo l’appoggio di una delle cinghiette della museruola; in cambio però il collo stesso era severamente tirato in avanti, e naturalmente rimaneva solidale col cranio, divenuto per l’appunto l’unica parte ben fissata ed assicurata. Infatti, paradossalmente (e penosamente per me), la testa che risultava agganciata ed ancorata da due direzioni diverse era come sostenesse interamente o quasi il resto del corpo.

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Luce bassa, notte fonda, qualche rumore in strada, sono davanti al pc pronto a scrivere il mio racconto erotico. L'immaginazione parte e così anche le dita sulla tastiera. Digita, digita e così viene fuori il racconto, erotico, sexy e colorato dalla tua mente.

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