-E va beh, vuol dire che quando arriviamo ve lo faccio spupazzare a voi, vi va bene?
Arriviamo? … Dove?
-OK, ma bada di non sfinirlo, mi raccomando, lasciacene un po’.
-Figurati! Questo bel tipo è allenato a ben altro. Vero, schiavo?
E che cosa le rispondo ora?
-E rispondi quando ti si interroga, stronzo! – Il tono di questa frase e una nuova sculacciata mi imposero di rispondere con un mugolio e un cenno affermativo del capo.
-Visto? Risponde sempre a tono, a me
-infierì Gatta sogghignando, mentre si apprestava a mantenere la promessa fatta pochi istanti prima. Sentivo infatti che armeggiava con una corda. La dipanò e ne annodò un capo intorno al mio braccio sinistro, poco sopra il gomito; avvolse la corda intorno a ambedue le braccia, tirandole e avvicinando i gomiti il più possibile.
-Ma che peccato! Non ti si toccano i gomiti, – constatò.
-Chi lo sa però, magari è tutta questione di allenamento. Ad ogni modo vedrai che con noi ne farai molto, stanne certo, – aggiunse sempre sogghignando perfidamente. Nel frattempo provvedeva ad avvolgermi le braccia con diversi giri di corda, immobilizzandole completamente. L’avvolgimento fu debitamente stretto al centro da altri giri di corda in modo che il tutto non potesse scivolare giù. Ma poi ebbe l’idea diabolica di farne passare un capo verso l’alto girandolo sul davanti del collo per poi farlo ridiscendere di nuovo in centro alle braccia.
-Così la smetti di agitarti! O preferisci tirare e strozzarti?
Non ci penso neanche ad agitarmi… È capace di lasciarmi strozzare davvero, questa qui! Non sento già più le braccia, ha stretto troppo le corde… ma come faccio a dirglielo? Mentre tentavo di mantenermi calmo e immobile, Gatta aveva evidentemente ripreso ad esaminare la mia attrezzatura. Ad un tratto scoprì quello che speravo non scoprisse.
-Ma guarda qua questo porcone! Anche un vibratore ha portato! E che volevi farci con questo, eh? Infilzarci una delle nostre passerine, magari? ! Meriteresti proprio di provarlo tu, sai? Anzi quasi quasi provvedo io a ficcartelo in quel posto! Voi che ne dite, ragazze?
Nessuna si oppose, inutile dirlo. Tentai di oppormi io, ma logicamente con scarso esito! Ma certo non lo farà di certo subito e qui, pensai! Ma sbagliavo. Mi sentii rigirare nuovamente di schiena; mani e braccia iniziarono a dolermi ancora di più, venendosi a trovare sotto il peso del mio corpo.
Mi vennero slacciate cintura e cerniera dei pantaloni; dal canto mio, cominciavo veramente a vergognarmi, senza contare il timore per l’inserimento del vibratore nel mio retto! Istintivamente cercai di divincolarmi, ma sentii la corda al collo iniziare a stringersi pericolosamente: non avevo scelta, dovevo rassegnarmi e starmene buono. Il laccio ai ginocchi impedì l’abbassamento di pantaloni e mutande oltre la mezz’asta, ma Gatta non se ne curò: le bastava.
-Ehi, ha pure il pistolino ritto questo pervertito! – esclamò.
E per forza! Mi trovo pur sempre tra le braccia di una donna che mi manipola in continuazione. Come pensi che possa reagire? Sono un maschietto normale, in fondo!
-Giù lì, sennò ti lego anche quello, – fu l’ingiunzione, corredata da una tempestiva pacca anche “lì”. Ma subito mi rigirò nuovamente: stava cercando il mio orifizio.
-Però sono troppo buona io, con te… – considerò.
-Visto che è la prima volta, il vibratore lo calzerò in un preservativo lubrificato: così sarà anche più igienico, non trovi? E ringrazia almeno, schiavo!
– e, manco a dirlo, una nuova sculacciata calò a sollecitare un mio grato e
sottomesso mugolìo. Poi percepii qualcosa che toccava, premeva, girando intorno al mio sfintere. Sarà tutto parte della messa in scena… ?
Ma ad un certo punto sentii che l’oggetto scivolava nel mio retto, progressivamente ma fermamente, e provai la insolita sensazione di sentirmi… penetrato da una donna! Feci il possibile per mantenere lo sfintere rilassato, poichè sapevo che fare resistenza in questi casi è il modo migliore per soffrire… e alla fine fui “pieno”.
Naturalmente Gatta non dimenticò di accendere l’apparecchio e all’umiliazione di venire penetrato si assommò anche una incessante e assillante vibrazione che veniva logicamente amplificata dalle vibrazioni e dai movimenti dell’automobile in marcia. Ma la mia torturatrice non era paga.
-Eppure ho dei dubbi, – considerava come tra sè e sè.
-A me sembra perfetto, cosa c’è che non va? – chiese la voce di Pamela, che evidentemente di tanto in tanto si voltava verso di noi dal sedile anteriore.
-Ho idea che lo espella fuori spingendo- chiarì Gatta.
-Ci vorrebbe una mutanda stretta- commentò ironicamente Desideria.
Bada alla strada tu, mi raccomando… non oso pensare cosa accadesse se avessimo un incidente o, peggio… se ci fermasse la Stradale!
-Ma sai che mi hai dato un’idea? – riprese Gatta dopo aver meditato alcuni secondi.
-Che hai in mente? – chiese Pamela.
-Gli faccio il pannolone!
-E come?
-Ecco, ti faccio vedere, – spiegò l’altra prendendo un tono dimostrativo. -Avevamo già visto prima questa bella cinghia di cuoio, no? Gliela vado a mettere in vita. Bella stretta, così. Piano, ti prego, ricordati che ho la cena ancora sullo stomaco!
-E tu anche se mugoli sappi che è uguale, anzi, stai attento che la stringo anche di più, – minacciò Gatta, e Pamela le fece eco:
-Sì, ti facciamo il vitino da vespa! Scommetto che sarai carinissimo,
-ma Gatta subito la riprese:
-Non distrarti, che devi imparare. Poi prendo quest’altra stoffa che avevo visto prima e che è in un bel rettangolo grande…
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