La luce filtrava appena da sotto la porta della stanza di mia cugina, mentre la casa era immersa nella notte di luglio rinfrescata dalla brezza del mare.
Mi ritrovavo in Versilia con i miei zii, o meglio solo con mia zia e mia cugina, visto che lo zio era rimasto a Torino per lavoro e non sarebbe arrivato prima della fine del mese, i miei genitori invece si stavano dedicando ad un viaggio in Irlanda e mi avevano affidato alle cure della sorella di mia mamma.
Diciotto anni mi sembravano tanti per essere trattato come un pacchetto postale, ma mi stavo rendendo conto che gli eventi s’incamminavano per una
china molto positiva: ero al mare in una zona molto bella, il posto pullulava di ragazze carine e mia cugina aveva un sacco di amichette molto vispe e simpatiche che mi avevano preso a ben volere e con le quali andavo in giro dappertutto.
Non ero il classico figo che le ragazze di quell’età inseguivano, biondino, magrolino, ma con il corpo ben proporzionato e con i muscoli nei punti giusti, gli occhiali ed un umorismo già molto noir che spesso non era compreso appieno; penso mi considerassero simpatico e piacevole, ma un amico, non quello con cui farsi una storia estiva, ma sicuramente quello a cui andare a raccontare le proprie sofferenze d’amore.
Un ruolo di potere comunque, visto che conoscendo molte ragazze ero invidiatissimo dagli altri ragazzi della spiaggia: mi invitavano a fare qualsiasi cosa per conoscermi e tentare poi di farsi presentare Rossella, o Carla, o Giovanna, Marisa, o mia cugina Nicoletta. Ero al mare da solo una settimana e già ero addentro a molte diverse compagnie, e fu in una di queste che conobbi Claudia una ragazza carina che emanava un fascino sconosciuto alle ragazze della sua età, e poco apprezzato dai miei coetanei più interessati alle curve abbondanti ed alle labbra “ubertose”.
Ogni volta che la vedevo mi si scatenavano nel sangue ogni tipo di ormone, testosterone ed adrenalina maggiormente in una combinazione davvero poco
piacevole, mi sentivo eccitato, un mandrillo, ma mi tremavano le gambe e non riuscivo a respirare: una specie di testa di cuoio sulla sedia a rotelle e con il polmone artificiale, un potenziale distruttivo messo K. O. dalla propria “prorompente mascolinità” che, inoltre, mi faceva tendere il costumino in un modo che difficilmente sarebbe potuto passare inosservato.
Mia cugina se ne accorse quasi subito, e dopo i primi scherni la sua femminilità venne fuori e con essa il suo istinto “materno”, mi voleva aiutare ad uscire dal Limbo in cui mi ero rintanato: infatti erano giorni che ero malinconico ed esprimevo – laconico – solo le necessità più impellenti (pappa, nanna, cacca. ) ed anche le mie battute caustiche e taglienti erano diventate rarissime.
Cercò di parlarmi un po’ di volte spiegando ed insegnandomi come funzionava la mente femminile (“ma davvero siete così contorte? ” Ricordo che mi chiedevo ogni volta, sbigottito), cercando di farmi capire come comportarmi quando in giro c’era lei, come attirare la sua attenzione, come approcciarla senza risultare banale e tante altre piccole cose che tutt’ora mi tornano molto utili.
Ma un cucciolo di uomo ha bisogno di un corso di qualche anno per imparare, non qualche ora, e così continuavo ad essere catatonico a tal punto di attirare l’attenzione di mia zia: avevo quasi smesso di mangiare – mentre prima ero una buonissima forchetta – ero malinconico ed avevo lo sguardo beota dell’innamorato incompreso.
Giustamente preoccupata dalle mie condizioni lei ne parlò con la figlia e Nicoletta le raccontò il motivo di tanta tristezza, ed immagino che le feci moltissima tenerezza, perché dal giorno dopo cominciò a trattarmi con molta più dolcezza di quanto non avesse fatto prima, mi coccolava e tentava di far crescere la fiducia in me stesso e nelle mie possibilità.
Ma dopo un primo momento di rasserenamento la cosa che cresceva maggiormente era la mia eccitazione tutte le volte che la vedevo, non faceva altro che strusciarsi su di me cercando un contatto, di accarezzarmi e coccolarmi stringendomi al suo corpo di quarantenne molto attraente, e spesso si fermava prima di andare a dormire (quando ormai Nicoletta era crollata nel suo letto, visto che al mattino, per tersi in forma, si alzava alle sette per andare in spiaggia a correre) per fare due chiacchiere, per sentire come mi era andata la giornata, ci mettevamo in salotto, mi guardava negli occhi – di un blu cobalto meraviglioso – e parlandole respiravo il profumo meraviglioso che usava e che si metteva la sera per uscire.
Una di queste sere il dialogo si era fatto un po’ piccante, ed era terminato quando il mio viso di porpora aveva comunicato che non riuscivo più a vincere la soggezione e non avevo più parole, lei sorrise, mi abbracciò con tenerezza e trasalì un po’ quando sentì del duro all’altezza della cerniera dei miei pantaloni.
“Vedo che certi discorsi ti fanno un certo effetto. ” mi sussurro in un orecchio con voce dolcissima, stingendomi ancora di più e facendo sussultare il mio soldatino, ” e questo che vorresti da Claudia” continuò scendendo con la mano a massaggiare prima la pancia fino al cavallo dei pantaloni.
Respiravo appena, e quasi tremavo dall’eccitazione di sentire una mano diversa dalla mia toccarmi con tanta delicatezza, le seghe che mi tiravo – vuoi per la disperazione, vuoi per l’abitudine – tendevano ad essere qualcosa di fieramente virile mentre ora la zia con tutta la mano sopra il mio cazzo teso, ancora costretto dentro i pantaloni mi carezzava lievemente.
“Povero piccolo” -disse- ” liberiamolo da questa prigionia che sta diventando estenuante” e mi abbassò la cerniera con molta perizia per non farmi del male, mentre mi sbottonavo il bottone in vita abbassandomi i pantaloni, fino a togliermeli del tutto; nel sedermi il cazzo fece bella mostra di sé attraverso l’apertura dei boxer a rigoni bianco ed azzurro che mi ero comprato negli Stati Uniti e la zia sorrise nel vederlo così pronto per qualsiasi tipo di utilizzo, già che faceva caldo e che mi stavo scaldando mi tolsi anche la maglietta lasciando liberi i capezzolini con i loro ciuffetti di peli ancora radi e morbidi che la zia volle assaporare leccandone prima uno e poi l’altro.
“è molto carino, sai caro, hai un bel cazzo sarà fortunata la tua amica se deciderà di assaggiarlo ” intanto aveva preso a massaggiarlo in un modo che trovavo semplicemente sublime, con il palmo aperto sulla punta lo faceva ruotare, di poco, attorno al suo asse; con gli occhi chiusi riuscivo appena a miagolare qualche gemito, respirando a piccoli sorsi senza neppure avere la forza di immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
Stavo infatti cercando di non perdere del tutto la lucidità che sentì qualcosa di caldo e bagnato cingermi l’asta, ebbi un sussulto e sgranai gli occhi su mia zia che mi aveva preso in bocca ed iniziava a muoversi con molta lentezza, il respiro si azzerò del tutto e dedicai ogni mio nervo ad assorbire le stupende sensazioni che salivano dal mio bacino; intanto la zia aveva diversificato la propria opera, alternava infatti lunghe leccate a brevi concentrazioni sulla punta e poi lo faceva scomparire nella bocca, e man mano che passava il tempo aumentava il ritmo e la permanenza nella sua bocca, finche non mi sentii tremare i muscoli delle cosce, della schiena e gli addominali, lei si scostò e finì l’opera con la mano sul mio cazzo grondante di saliva. Era la prima volta che mi facevano una sega e poi così bagnato, ed era davvero una bella sensazione tanto che venni con tre schizzi belli abbondanti, che mi colpirono al mento e sul petto.
“Ma che bella sborrata, certo che ti deve essere piaciuto” mi sussurrò la zietta prima di leccarmi via dal mento una buona quantità di sperma e facendomi vedere come ci giocava con la lingua e come se lo gustava, prima di ingoiarlo come fosse crema pasticcera.
La testa mi stava scoppiando, non ero mai venuto con tanta potenza e non ero abituato a non fare da solo, avevo i muscoli delle gambe e gli addominali indolenziti per la sforzo ed il piacere tanto intenso e gli schizzi sul petto iniziavano a colare dandomi fastidio, quindi mi alzai per andare in bagno a darmi una rinfrescata. “Dove credi di andare adesso” – mi apostrofò lei – prendendomi per un braccio “adesso tocca a me. ”
“Dai zia, vado un attimo in bagno, qui cola tutto e non vorrei fare danni.. Torno subito! ”
“Allora ti seguo, così sono sicura che non scappi” replicò.
Non avevo idea di cosa volesse da me, o meglio avevo un così ampio ventaglio di ipotesi in mente che non riuscivo a metterne a fuoco una soltanto, comunque, mentre riflettevo giunsi in bagno e mi accostai al lavandino per sciacquarmi un po’ ed insaponarmi il petto per mandare via il materiale appiccicoso e scivoloso che scivolava dappertutto.
La zia si era seduta sul water e mi osservava da dietro, ed io potevo vederla riflessa nello specchio, in principio si limitò a guardarmi il sedere, poi piano, quando si accorse che ogni tanto alzavo gli occhi per vedere cosa facesse, si tolse la camicetta che indossava e fece scivolare anche il reggiseno iniziando a palpeggiarsi i seni belli anche se un po’ cadenti, rivolgendomi occhiate cariche di malizia che non tardarono molto a produrre effetti chiari su ciò che mi stato apprestando ad asciugare, e che prese a svettarmi nuovamente tra le gambe.
Mi girai e le andai incontro con calma, facendo ballonzolare il cazzo ad ogni passo e lasciando una scia gocce d’acqua, e le carezzai le tette, per la prima volta e le trovai morbide, calde e dannatamente eccitanti, mi inginocchiai per assaggiarle e presi a leccare e succhiare prima uno e poi l’altro capezzolo rosa pallido, aiutato dai suoi consigli (non succhiare troppo forte, non mordere, leccali dolcemente con la punta della lingua), poi li cinsi entrambi con le mani, me li accostai al viso ed iniziai a leccarli dappertutto, cercando anche di prenderli in bocca completamente. La zia era estasiata da quella pratica e le sue attenzioni si erano concentrate sotto il sottile velo di pizzo delle sue mutandine, la vedevo muoversi come in trans mentre con tre dita armeggiava vogliosa nei pressi di un bel ciuffo di peli nero, interessato allo spettacolo staccai la bocca e mi scostai leggermente per osservare con piacere il primo ditalino della mia vita. Ma lei ne approfittò subito, si sfilò gli slip e avvicinò al mia mano a quella che mi appariva come avevo visto nei giornaletti che circolavano a scuola, solo molto più pelosa, molto più bagnata e di un bel rosa acceso. La toccai era morbida ed estremamente umida, ed emanava un profumo strano dolciastro ed eccitante, per dimostrarmi esperto volli fare come avevo visto in un filmetto ed avvicinai la bocca all’apertura, dando lunghe leccate lungo tutta la figa, e succhiandone l’umore molto aromatico. Non appena la mia lingua la lambì, mia zia emise un suono sordo di profondo piacere, che mi face palpitare il cazzo e mi fece eccitate tanto che mi appoggiai alle piccole labbra e, preso in bocca il clitoride, iniziai a giocarci con le labbra, poi con i denti ed infine succhiai: il programmino non doveva essere male, visto che lei emetteva sei suoni di piacere che eccitavano moltissimo anche me, ed ogni tanto incitava il mio operato, talora dirigendomi “un po’ più su, un po’ più a destra… si, si, lì, li” poi semplicemente minacciandomi “se smetti ti ammazzo” , finche mi serrò la testa tra le ginocchia ed emise un urlo smorzato solo dall’asciugamano che si era portata davanti alla bocca, tremava tutta e si muoveva come a cavalcare il mio viso; confesso che ebbi un po’ paura, avevo il naso affondato sul suo pube e la bocca occupata con il clitoride e presto non seppi più come respirare bloccato com’ero dalla morsa delle cosce, ma fortunatamente durò qualche secondo poi la zia si calmò, allentò la presa, e mi sorrise molto dolcemente mentre si asciugava il sudore sulla fronte e sulle braccia, mi passò quindi l’asciugamano e così potei anche io tergere il mio viso dagli umori che non ero riuscito a succhiare e che lei con gli spasmi di piacere mi aveva spalmato sulla faccia.
Ero al contempo eccitato e distrutto, il mio cazzo però si disinteressava della mia stanchezza, dritto come un paletto richiedeva un supplemento disattenzioni, le emozioni e gli stimoli erano stati tanti e non li avevo ancora metabolizzati tutti ma lui imperterrito sfidava la gravità e guardava mia zia come a volerle suggerire qualcosa. “Vieni qui piccolino, sei stato bravo, per non averlo mai fatto prima devo ammettere che hai del talento. Un po’ di esercizio e sarai insuperabile. adesso però diamo un po’ di piacere al tuo amichetto che sembra non averne avuto abbastanza”, mi fece alzare in piedi davanti a lei, mentre restò seduta sul water, mi prese in bocca ed iniziò un pompino ancora più delizioso del primo, questa volta non voleva fare altro che farmi venire, così iniziò già con la bocca piena di saliva, aumentando man mano la velocità e coccolandomi i testicoli con le sue mani calde, e sfiorando – forse inavvertitamente – anche il buchino dietro anche perché tenevo i glutei tesi come a spingere il cazzo più fuori possibile e tutto dentro la bocca.
Tenevo i denti serrati una smorfia di piacere troppo forte, e socchiudevo gli occhi godendomi il ritmo della lingua lungo il frenulo, in breve ero un fascio di muscoli tesi ed avevo un solo pensiero, quello di venire, di un orgasmo che mi concentrasse tutto quella goduria in pochi secondi di estasi.
Ad un tratto sentii arrivare l’istante del piacere e balbettai qualche parola alla zia che mi guardò maliziosa e continuò ancora per un paio di boccate lasciando che le venissi in bocca: non credevo che un orgasmo fosse tanto potente e devastante, sentii il cazzo emettere quattro schizzi enormi, e mi sentii come se mi avessero messo la testa in una campana e mezzogiorno, le gambe mi tremavano e non mi sentivo più i muscoli della schiena e gli addominali, il respiro era molto più che ansimante, ed il cuore sarà andato a 300 pulsazioni al minuto, non avessi avuto il cazzo in una bella bocca di donna, avrei giurato di stare per avere un ictus o un infarto, lei intanto mi stava leccando la cappella, dopo aver ingoiato tutto il mio seme, ed il piacere era talmente intenso che la sensazione era di avere mille spilli conficcati ovunque lei toccasse che dovetti chiederle di smettere, era troppo e non avrei retto un istante di più.
Mi accasciai a terra, esausto e traballante con la zia che mi guardava e rideva della mia smorfia, diceva che sembravo un bambino beato, quando la mattina di Natale si accorge che sotto l’albero ci sono una marea di regali per lui, e non andava tanto lontano, mi sentivo svuotato certo ma anche felice e rilassato. Ripreso un po’ fiato cercai di alzarmi per dedicarmi ad una dormita rigeneratrice, ed appena fui in piedi mi avvicinai alla zia per darle il bacio della buona notte; adesso che ci pensavo avevo fatto sesso con lei ma non l’avevo ancora baciata, anzi non avevo ancora limonato con una donna e non avevo la minima idea di come fosse, la teoria come sempre si sosteneva (il ricordo del “rifrullo” delle lingue mi accompagnava dal famoso film di Nuti), ma non avrei immaginato di come poter fare.
Fortunatamente la zia era una donna molto competente, mi prese il viso tra le mani, mi avvicinò alla sua ed appoggiò le labbra sulle mie socchiudendole, poi dolcemente lasciò uscire un pochino la lingua come a cercare di aprire le mie e così anche io aprii un pochino la bocca cercando con la mia lingua la sua. fu una cosa strana le nostre lingue si toccavano, poi iniziarono ad affondare alternativamente nella mia e nella sua bocca come se si stessero rincorrendo.. E poi finalmente il Rifrullo.
Quasi in apnea mi staccai dalla zia e le sorrise, lei mi guardò con dolcezza “ragazzo mio, devi fare un po’ di esercizio, e soprattutto. impara a respirare col naso, altrimenti darai i baci più corti della storia umana e rischierai la vita ogni volta. guardati, sei paonazzo. Anche perché quando dovrai baciare Claudia non devi certo fare la figura del pivello, altrimenti non andrai tanto lontano con lei, comunque hai la lingua bella morbida, hai delle ottime potenzialità. Ed ora a nanna!!! Che se domani Nicoletta ti vede in queste condizioni potrebbe sospettare qualcosa! ”
“Buona notte zia. e grazie.. ”
“Non pensare che sia finita, capiterà di nuovo puoi crederci, altrimenti che zia premurosa sarei” e sorrise come a chiudere il dialogo, mi diede una pacca sul sedere e mi mandò a nanna..
Ma Nicoletta qualcosa doveva aver compreso, o quanto meno doveva aver percepito quel profumo intenso di citazione sessuale, poiché passando davanti alla sua stanza per raggiungere la mia, la sentii muovere nel letto emettendo quelli che mi sembravano dei lamenti, ma avvicinandomi un po’ mi resi conto che erano gemiti, e di piacere molto intenso, la porta della sua stanza era solo accostata, così la scostai un pochino per dare una sbirciatina dentro. Il corridoio era cieco e quindi molto scuro, mentre lei dormiva con le veneziane spalancate che lasciavano filtrare la luna, purtroppo non più piena, così non si sarebbe accorta dello spiraglio dal quale guardavo, ma io non vedevo distintamente quello che accadeva, vedevo solo la silhouette di mia cugina, con le gambe spalancate sul letto, che si toccava ed inarcava la schiena ritmicamente e sempre più velocemente mentre il tono dei gemiti si faceva sempre più intenso, finché prendendomi alla sprovvista s’interruppe per un attimo, respirò due o tre volte a pieni polmoni, si mise a quattro zampe sul letto, con il viso sprofondato nel cuscino, il sedere ben in alto e vidi chiaramente le due dita che scomparivano dentro quella che doveva essere la sua fichetta, “se solo ci fosse più luce. – pensai – uno spettacolo così non capita tutti i giorni. ” ma il mio pensiero fu interrotto dall’urlo attutito dal cuscino che enunciava che era arrivata al capolinea. e di un viaggetto molto molto piacevole.
Rimase in quella posizione ancora per un po’ massaggiandosi e stuzzicandosi, con sapiente lentezza, da esperta e navigata praticante del sesso solitario, ma a quel punto era facile che si accorgesse di me quindi preferii andare in camera a riposare qualche ora. FINE