Mi chiamo Giuliana, ho 19 anni e vivo in una cittadina turistica sul mare. Frequento la discoteca della città e spesso, specialmente d’estate, mi capita di avere avventure con qualcuno dei turisti in vacanza qui. Proprio l’altro giorno, per esempio, mi è capitato di avere un pomeriggio di fuoco con un ragazzo tedesco nella sua camera, nell’albergo del Dottor Franco e della moglie Elsa.
Il ragazzo tedesco è stato carino, ma, devo dire che l’avventura migliore che non scorderò mai mi è capitata l’anno scorso.
In discoteca avevo ballato tutta la sera con un immigrato Senegalese, poco più grande di me. Dopo un po’ mi ha detto se uscivamo, mi ha caricato sulla sua scassatissima macchina e mi ha portato in una catapecchia fuori città, dove lui abitava. Sono entrata con lui e mi ha portato in una camera da letto (si fa per dire) con un grande materasso in terra. Ci siamo spogliati e lui mi ha montato come fossi stata una cavalla: non la smetteva più. Mi si è fatta un a volta stando in piedi e impalandomi col suo coso enorme tenendomi sollevata sulle sue muscolosissime braccia. Poi mi ha sbattuta sul materasso e dopo avermi trombato con foga davanti, mi ha rivoltato e presa da dietro. Mentre mi scopava come un forsennato mugolava parole incomprensibili che intuivo non fossero complimenti. Ma non capivo più niente, il suo modo di fotter mi aveva fatto perdere completamente la testa: mi sentivo come un fuscello, completamente nelle sue mani e riuscivo soltanto a gemere e a venire continuamente come un fiume in piena. Dopo essere venuto per la terza volta mi ha infilato in bocca il suo grosso cazzo nero e ha continuato a scoparmi nella bocca finché non è venuto angora, allagandomi fra le labbra.
Mi sono accasciata esausta sul letto e Abdul si è alzato, si è infilato i pantaloni ed è andato sulla porta: l’ha aperta e ha detto: “Chi viene con me deve andare anche con i miei fratelli”.
Così è entrato un altro nero, che si chiamava Muhamad: più vecchio di Abdul, ma anche lui grosso e massiccio.
Io non sapevo se reagire o accettare la cosa: ma la figa mi faceva ancora male e mi sentivo distrutta. Ho provato a dire “No… io non”, ma Abdul non mi ha nemmeno sentito. Ha chiuso la porta e Muhamad ha tirato fuori il suo bastone, mi ha allargato le cosce e mi ha cominciato a trombare senza tanti preamboli. Sentivo la sua nerchia dura che mi scavava nelle viscere quasi volesse bucarmi.
Il suo ritmo era forsennato e anche con lui sono venuta abbondantemente, strillando come una cagna in calore.
Quando ho sentito il fiotto del suo sperma inondarmi la vagina mi sono rilassata e ho sentito il suo cazzo scivolare via. Temevo che come Abdul avrebbe voluto prendermi ancora, invece si è alzato e se n’è andato.
Immediatamente entra nella stanza un altro: questi era Mustafà, un altro immigrato del gruppo senegalese. Stavo per svenire: abbozzai un “No… basta…
non ce la faccio più”, ma lui sembrava che nemmeno capisse la mia lingua. Mi cacciò il gazzo in gola e mi afferrò per la testa dettando il ritmo di un pompino vertiginoso ce quasi mi faceva soffocare. Lo succhiai con particolare passione perché stanca com’ero volevo solo che venisse e che quella storia finisse. E in breve lo sentii fremere, estrasse con la mano il cazzo dalla mia bocca e mi schizzò il suo sperma diritto in faccia per vedermelo colare sulle guance e sulle labbra.
Se ne andò e io mi asciugai con un lenzuolo. Non avevo nemmeno la forza di andarmene e mi accasciai sul materasso con gli occhi chiusi. Sentii la porta che si apriva. Un altro ancora: Amir. Mi venne vicino e con gentilezza mi fece girare, mi carezzò la schiena e mise un paio di cuscini sotto la mia pancia. Con calma mi allargò le cosce e spalmò con le sue dita un po’ di saliva nel mio buco del culo. Poi appoggiò la sua cappella su quell’unico pertugio ancora inviolato e mi inculò ferocemente senza che io riuscissi ad abbozzare neanche una reazione.
Ricordo solo che gridavo:
– Ahhh! Noooo!! Mi fai maleeee! , mentre delle grosse lacrime mi scendevano dagli occhi. Continuò ad incularmi selvaggiamente e a lungo e sembrava che non dovesse arrivare mai all’orgasmo.
Forse richiamati dai miei strilli tornarono in camera anche Abdul, Muhamad e Mustafà. Mi guardavano con un ghigno nel volto e sembrava che vedermi sbattere a quel modo non facesse che accrescere la loro libidine. e ancora Muhamad mi si sedette davanti infilandomi il cazzo fra le labbra e Abdul mi prese per una mano costringendomi ad afferrargli il cazzo e a masturbarlo, in questa innaturalissima e scomodissima posizione in cui stavo mentre Amir mi inculava. Mustafà intanto con una mano mi palpava e con l’altra si sparava una sega. In perfetta sintonia i quattro vennero ancora, Amir sfondandomi il culo, Muhamad in gola, Abdul nella mano con cui lo masturbavo e Mustafà indirizzandomi addosso il cazzo mi schizzò collo e faccia.
Subito dopo se ne andarono. Abdul mi aiutò a rivestirmi e mi accompagnò di nuovo in città senza una parola.
Sono stata intontita dei giorni dopo quella storia. Ma che avventura!!! Altro che il ragazzotto tedesco! FINE