Inutile, ora gli riviene da ridere e addio erezione. Avevamo iniziato tanto bene e stavamo pure a buon punto: io sotto lui sopra, almeno da venti minuti buoni. Non amo gli uomini sbrigativi, nè quelli che pensano che l’erotismo sia solo sulla punta del membro e fra le cosce. Proprio per questo ho avuto pochi ragazzi, ma quando ne trovo uno sensibile non me lo faccio scappare. Con questo uomo è la terza volta che vado a letto e finora non mi posso lamentare: prima di pensare a sè si preoccupa anche di me.
Che è successo? Son di fianchi larghi ma di stretta fessura, nè i tessuti erano lassi, visto che non lo facevo da due mesi. Il mio amico gli dà dentro e pompa per bene, col risultato di farmi eccitare, ma – estratto per sbaglio il rigido membro – ritmo sincronizzato male? – tutta l’aria compressa mi è uscita di fessura, vera e propria *scoreggia di fica* , gradualmente, con tanto di bollicine. Io ancora paonazza, quello invece si mette a ridere, non ne può più. Niente da fare, gli si è ammosciato. Prova poi a menarselo; glielo prendo in mano: niente, ridiventa quasi duro… e si rimette a ridere!
Pazienza, proveremo più tardi. A quel punto mi rilasso, lui invece si accende il computer e digita la password. Strano, il mio nome – Sara – ha solo quattro lettere e lui ne ha battute almeno otto. Anche se due sono numeri, ci sono sempre troppi caratteri. Quando l’ho conosciuto, il merlo mi ha fatto un’incauta confidenza: la password è per lui sempre il nome dell’ultima donna con cui ha fatto l’amore. Da quel giorno – estasi – il mio nome sarebbe rimasto quindi la chiave d’accesso al cyberspazio…
E invece se n’è già scopata un’altra, lo stronzo. Si tenga pure il fottuto cyberspazio: le donne vere stanotte se le sogna. Fra un’ora provi a toccarmi: altro che aria! FINE
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